Perché la paura ci riserva un fascino magnetico? Prima l’adrenalina che ci fa provare e poi il senso di sollievo quando si dilegua. Ci deve essere però un’altra spiegazione! La reazione si cela nell’amigdala, un insieme di neuroni a forma di mandorla che si trova all’interno estremo dei lobi temporali del cervello.
Quando l’amigdala sente una minaccia manda un messaggio all’ipotalamo che rilascia gli ormoni dello stress. Ecco che si scatena il momento di attacco o fuga, ovvero l’adrenalina che dà al corpo una sorta di allerta. Il cortisolo si attiva e fa aumentare la pressione del sangue, il respiro si fa più veloce e al cervello giunge più ossigeno. Lo zucchero nel sangue aumenta e il corpo è scosso da una grande energia.
È l’amigdala a decidere che uno stimolo fa paura prima di esserne consapevoli. Dopo l’informazione viene mandata alla corteccia, la parte più esterna. Poi quando il pericolo per noi è scampato si attiva l’euforia. Ecco che i film, i libri e le serie horror sono una palestra per future situazioni critiche e allenarci a reagire all’incertezza. È anche vero però che ci piace avere paura fino a un certo punto. Come si fa a capire dove arriva questo “certo punto”? Esiste una soglia in cui la paura evocata è troppa? Un esperimento ha cercato di dare una risposta mandando dei poveri volontari in un’attrazione dell’orrore con zombie e fantasmi.
I partecipanti sono stati sottoposti a ogni tipo di spavento, poi riportando le loro sensazioni. La paura, insomma, ci piace solo se si allontana poco dalla zona comfort che possediamo. Inoltre, anche quando non altera troppo il nostro stato fisiologico. Lo studio afferma che il godimento massimo si ha quando si raggiunge un punto ottimale tra paura e divertimento. In sintesi, il contesto non è troppo terrificante, ma neanche troppo controllabile. Da considerare il fatto che per alcuni ciò che diverte, per altri invece è pauroso. In questo ultimo caso, bisogna mettere in conto che possono manifestarsi stress, ansia o reazioni ancora più gravi.