Prima di iniziare a giocare con il cane dovremmo chiederci che valore ha il gioco nella sua crescita. Gli strumenti per trovare la risposta sono l’etologia e la zooantropologia. La prima aiuta a capire il valore reale del gioco nella vita del cane. La seconda il valore del gioco per l’uomo nel suo rapporto con il cane.

Nei primi sei/otto mesi il cane cucciolo interagisce con fratelli e sorelle della cucciolata. Si rotola, si avvinghia al corpo degli altri, mordicchia il collo, le orecchie e le zampe. Inoltre, emette i primi vocalizzi imparando a dichiarare le sue buone intenzioni agli altri. Questo succede sotto la supervisione della mamma che sa quando deve intervenire in caso di necessità. Così poi il cane al momento giusto riconoscerà la sua autonomia.

Il gioco predispone il soggetto all’apprendimento dei fondamenti della vita sociale. Ciò accade grazie al rispecchiamento di sé negli altri. L’interazione ludica determina l’evoluzione dello stile personale riconosciuto e riconoscibile dagli altri. Il valore del gioco nel cane si apre anche nella fase adulta. Per il cane quindi giocare non è una risposta ai vissuti di noia e frustrazione, ma un risveglio del potenziale affettivo. il gioco fisico così va a completare il sistema di affinità. Ciò permette di far capire a ogni cane quale gioco preferisce fare e con quali simili interagire. Anche riconoscere quali caratteristiche degli altri lo gratificano di più e lo fanno sentire al sicuro e molto altro ancora.

Gli studi provano quindi come quasi sempre non tutti i cani giocano allo stesso modo e con gli stessi tempi. Semmai lo fanno con schemi ricorrenti, funzionali all’affermazione di sé sempre rispetto l’equilibrio del gruppo. Ecco che il valore del gioco non è lo svago o scaricare energie fisiche, ma l’espressione libera dell’affetto e del riconoscere differenti entità sociali.