Amsterdam era tra i film più attesi della Festa del Cinema di Roma 2022, una pellicola dalle promesse intriganti e con un cast di primissimo piano. Le recensioni arrivate dall’estero non erano entusiaste, forse solo ora ho compreso il reale motivo. Amsterdam fonde commedia a fatti storici realmente accaduti riuscendo ad imbastire una trama mystery credibile che tuttavia pian piano finisce per perdere il suo focus iniziale. Forse le 2 ore e passa sono eccessive? Probabilmente si. Amicizia, amore e ricerca della vera felicità sono i tratti salienti di Amsterdam. 

Come sempre, prima di passare alle recensione di Amsterdam ecco a voi il trailer del film.

Amsterdam, l’amicizia che supera spazio, tempo ed ostali sociali

Vi tranquillizzo subito: il film non è assolutamente così disastroso come viene dipinto all’estero. È lontano dalla perfezione ma ha tanti spunti interessanti. La storia parte da una trama semplice: due amici vengono accusati ingiustamente di omicidio ed assieme alla loro fedele compagna di viaggio cercheranno di trovare il vero responsabile. Ovviamente la trama viene arricchita da complicazioni, intrighi e cospirazioni politiche. 

Un medico, un avvocato ed un infermiera si conoscono durante la guerra e scelgo di celebrare la loro amicizia ad Amsterdam, luogo in cui trovano la vera felicità. Amsterdam per loro è casa, un luogo in grado di accoglierli a prescindere dall’estrazione sociale, dal colore della pelle e dal sesso. Solo ad Amsterdam si sentono liberi di vivere seguendo le loro passioni. Solo li sono davvero vivi. In America le abitudini e le congetture sociali gli allontanano, solo lo strano caso da risolvere saprà riunirli. 

Amicizia, amore e felicità sono i temi principali di Amsterdam. La pellicola non rinuncia a frasi scontate, ma collocate nel giusto momento, per incrementare l’importanza dei sentimenti. Il lato giallo e mystery del film è il contorno di una splendida storia di vita vera che supera le barriere convenzionali. Amicizia tra uomo e donna e amore proibito non sono un tabù per David O. Russell. 

Il cast corale è la vera ciliegina sulla torna di Amsterdam. Siamo onesti, senza i nomi dal calibro di Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington e Robert De Niro non dico che il film sarebbe passato inosservato ma quasi. Aggiungiamo pure la presenza in ruoli minori di Zoe Saldana, Taylor Swift, Anya Taylor-Joy e Rami Malek ed il piatto è servito. Disney ha capito come farcire la torta. Una storia interessante ma non innovativa con un cast dai nomi altisonanti acquisisce tutto un altro sapore. 

I personaggi non sono indementicapibili ma ben si inseriscono nel contesto. Autoironici, particolari e bizzarri ecco chi sono i tre protagonisti. Burt, Harold e Valerie sono pronti a sacrificare se stessi per il bene dei loro amici. Il trio è indissolubile e nonostante il tempo e la lontananza geografica l’amicizia resta solida. 

Christian Bale è perfetto: ironico, comico e sopra le righe senza sfociare nell’assurdo. Il suo personaggio è il buono della storia, incapace di fare del male e sempre disposto a sostenere gli indifesi anche se dovesse con ciò compromettere la propria licenza da medico o la propria felicità coniugale. Bale ormai ci sta deliziando con interpretazioni insolite, sono davvero curiosa di scoprire la prossima. Ottimo anche John David Washington e Margot Robbie che conserva il giusto mix tra follia, spensieratezza e consapevolezza che contraddistingue solitamente la sua interpretazione. 

Amsterdam, non tutto quadra o forse sì? 

Il grande difetto di Amsterdam è la confusione, in certi casi voluta, relativa al lato giallo della sceneggiatura. Se le relazioni tra i personaggi sono chiare fin da subito, i personaggi sono ben tratteggiati e distinguibili, la trama mystery inizia con passo giusto ma poi finisce per perdersi per strada. L’obbiettivo del trio è risolvere il caso di omicidio per il quale sono stati ingiustamente accusati ma involontariamente si trovano coinvolti in un tentativo di colpo di stato. La storia si ambienta esattamente a cavallo tra due guerre mondiali, post prima e pre seconda guerra mondiale. La tensione politica è forte e i fascisti sono in cerca di alleati anche oltre oceano. Il personaggio di Robert De Niro avrà un ruolo importante nella risoluzione del mistero e nella presa di posizione politica della storia. Piccola curiosità: il generale Gil Dillenbeck è ispirato ad un personaggio storicamente esistito ed il monologo recitato da De Niro riprende esattamente le stesse parole pronunciate dal vero generale negli anni 30. 

Il tentativo di fondere finzione a realtà storica è apprezzabile ma la riuscita non è sempre scontata. In questo caso Amsterdam cerca di mantenere il giusto equilibrio tra comicità e mystery, peccato che fallisca miseramente. Il caso diventa sempre più ingarbugliato e difficile da seguire dal momento in cui subentrano tanti personaggi e differenti obbiettivi. Sul finale per riuscire a riavvolgere il filo è necessario il classico e tanto bistrattato “spiegone”, in questo caso più che necessario. La risoluzione non è banale semplicemente le indagini e i vari indizi non sono stati gestiti al meglio da una sceneggiatura troppo concentrata sulle relazioni dei protagonisti. 

Buona la gestione della coralità del film. Nessun personaggio sovrasta l’altro e restano tutti ben riconoscibili. Taylor Swift ritorna a recitare dopo tanto tempo e ci regala un piacevole cameo. Chi non vorrebbe vederla ancora più spesso al cinema? È stupenda e perfettamente in grado di reggere ruoli anche più complessi di quelli fin ora proposti. Magari la vedremo presto nella duplice veste di attrice e regista. 

La regia di David O. Russell non ha particolari pregi, non la definirei accademica ma nemmeno illuminante. I costumi ed il trucco, invece, meritano tutta la vostra attenzione. Si percepisce la volontà di ricreare il giusto periodo storico e le corrette ambientazioni. 

Amsterdam, la vera casa della felicità 

La scelta del titolo mi ha fin da subito intrigata. Inizialmente, come probabilmente molti di voi, ho pensato che facesse riferimento al luogo in cui il trio si era inizialmente riunito. Con piacere sono stata smentita. Amsterdam non è solo un luogo fisico ma anche una casa in senso spirituale. Amsterdam è il posto della libertà, della vera facilità. Solo ad Amsterdam i nostri protagonisti scoprono di poter davvero essere loro stessi e di poter gioire per quella felicità così naturale. Amsterdam è il simbolo della felicità che Burt, Harold e Valerie ricercano in ogni circostanza ma faticano a trovare. Amsterdam è speranza per un luogo migliore. Amsterdam è la volontà di sentirsi a casa, non è un luogo ma sono le persone. 

63
Amsterdam
Recensione di Chiara Giovannini
ME GUSTA
  • Costumi e trucco ottimi
  • Una bella storia d'amicizia che superare le barriere sociali
  • Cast stellare
FAIL
  • Lato mystery leggermente confusionario