Le domande si stanno accumulando in vista del “flyby” previsto dalla NASA giovedì 29 settembre. In questo giorno la navicella spaziale Juno effettuerà un flyby su Europa, luna ghiacciata di Giove poco più piccola della Terra, passando entro 358 km dalla superficie del satellite. Si ipotizza che negli oceani ghiacciati di Europa possa esistere vita aliena, per cui ci sono grandi aspettative nei confronti di Juno. Durante il passaggio della sonda sopra il satellite gli scienziati avranno a disposizione circa cinque minuti per effettuare il maggior numero possibile di rilevamenti, compreso l’uso di un dispositivo che analizzerà il ghiaccio di Europa per la prima volta.
Questo viaggio lontano dovrebbe permettere di ottenere alcune delle immagini con la più alta risoluzione mai scattate di Europa, oltre a raccogliere dati preziosi sulla composizione della superficie. Gli strumenti della sonda analizzeranno la composizione e la temperatura del guscio ghiacciato della luna. La NASA ritiene che il guscio della luna sia “duro come la roccia” e spesso fino a 15 miglia (circa 9km) e che sotto di esso ci sia un ” enorme oceano liquido e salato” ed è in quel punto che si potrebbero creare le condizioni adatte alla sopravvivenza di forme di vita. Possiamo aspettarci immagini bellissime ma Juno sarà, soprattutto, in piena modalità raccolta dati. La collezione dei dati inizierà un’ora prima dell’avvicinamento, quando la sonda si troverà a 51.820 miglia (83.397 chilometri) da Europa. Scott Bolton, ricercatore principale della missione Juno, afferma che il gruppo spera di ottenere un’idea più precisa dello spessore del ghiaccio e di sapere se ci sono punti in cui il liquido è vicino alla superficie.
Juno non ha mai deluso
Juno è arrivata nell’orbita di Giove nel 2016 e si è guadagnata un prolungamento della missione nel 2021 con il compito di studiare gli anelli del gigante gassoso e alcune delle sue lune più grandi. Ha già studiato la Luna Ganimede e adesso sposta i riflettori su Europa. Con Ganimede, la luna più grande di Giove e dell’intero sistema solare, ha ottenuto risultati esaltanti: è riuscita a fotografarla a solo mille chilometri dalla superficie ghiacciata, mostrando notevoli dettagli, crateri, terreni scuri e altri luminosi che sembrano essere il risultato di grandi faglie tettoniche. Tutto merito della JunoCam, la macchina fotografica principale della sonda con risoluzione di circa 1 chilometro per pixel. JunoCam lavora con una lente a filtro verde, quindi le immagini appena scattate non appaiono a colori. Le immagini vengono elaborate in seguito con i filtri rosso e blu della fotocamera stessa, così da poter vedere la stessa immagine nei suoi colori reali.
Ma è di nuovo Scott Bolton, responsabile della missione, che fa aumentare la suspence affermando che “il team è davvero entusiasta perché Juno è dotata di alcuni nuovi tipi di strumenti e nessuno sa cosa scopriremo”. Non resta che darci appuntamento per questo prossimo (e sicuramente glorioso) “flyby” day.
Intanto, scoprite dove si trova Juno in questo momento con il programma interattivo della NASA “Occhi sul sistema solare”
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