Un veicolo spaziale della NASA, la sonda DART, ha urtato la superficie dell’asteroide Dimorphos. Nella notte sono arrivate le prime immagini del punto in cui l’asteroide viene colpito nel test di difesa planetaria. L’asteroide si trova a una distanza di 13 milioni di chilometri dalla Terra.
Alle ore 1:14 italiane il culmine della missione Double Asteroid Redirection Test (DART), che è nata con l’intento di capire se l’umanità potrebbe un giorno essere in grado di reindirizzare il percorso di un asteroide diretto verso il nostro pianeta. Tramite un metodo di deflessione, l’obiettivo è quello di modificare il movimento dell’asteroide nello spazio attraverso l’impatto cinetico. La prima prova è andata bene: la sonda ha colpito l’asteroide bersaglio (che non rappresenta una reale minaccia per la Terra), al fine di modificarne la velocità e il percorso.
Le immagini disponibili al momento sono quattro e sono “tutte molto interessanti”. Così le definisce Simone Pirrotta, responsabile della missione LiciaCube, piccolo satellite che ha mappato e analizzato l’evento per l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Gestita e coordinata dall’Asi e realizzato dall’azienda Argotec, LiciaCube è la prima missione tutta italiana attiva nello spazio profondo. Le immagini sono in via di processamento e saranno visibili in giornata.
La sonda DART si muoveva a 14.000 miglia all’ora mentre navigava verso Dimorphos. Mentre si avvicinava al bersaglio, la sua telecamera restituiva immagini sempre più dettagliate della superficie irregolare dell’asteroide. Da un certo momento in poi, gli schermi della NASA sono diventati tutti rossi, indicando la perdita del segnale: DART aveva raggiunto la sua destinazione finale. In quel momento anche LiciaCube – a mille chilometri di distanza dall’impatto- e altri telescopi planetari, si sono interessati all’ “incidente spaziale” per riprendere il punto in cui è avvenuto.
Le immagini registrate confermano che la tecnologia di puntamento denominata SmartNav della sonda Dart, ha funzionato alla perfezione. Una volta processate serviranno per capire nel dettaglio in che misura l’impatto ha modificato il movimento di Dimorphos. L’asteroide bersaglio è considerato relativamente piccolo dagli astrofisici della Nasa, infatti, gli scienziati non hanno potuto vedere l’asteroide fino a poco prima della collisione. Hanno però sfruttato le immagini di altri telescopi per monitorare asteroidi e corpi celesti vicini per osservare, a mano a mano che DART continuava il suo viaggio, quanto la loro figura si attenuasse. Questo servirà per capire a che velocità si muoveva effettivamente l’asteroide.
La nuova Hera
Le immagini dell’impatto ci dicono che la traiettoria è stata quasi esattamente quella prevista e che le fotocamere hanno acquisito le foto che i ricercatori aspettavano, resta comunque da vedere quanto il comportamento dell’asteroide corrisponderà ai modelli computerizzati.
Qui la diretta della NASA con il momento dell’impatto
L’impatto tra DART e Dimorphos fa parte del primo esperimento pratico di difesa planetaria al fine di reindirizzare il percorso di un asteroide. È anche l’inizio di una nuova era spaziale, con più missioni dedicate alla difesa della Terra: dopo DART, nel 2024 l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) prevede di lanciare Hera, la missione che ha il compito di recuperare l’asteroide colpito per esaminare e misurare il cratere lasciato dall’impatto di Dart, questo servirà anche a raccogliere dati su composizione e massa del corpo celeste. Dart, LiciaCube e Hera fanno parte della collaborazione internazionale Aida (Asteroid Impact and Deflection Assessment), nella quale confluiranno i dati raccolti nelle missioni.
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