Una delle poche cose che sappiamo sulla materia oscura si basa sul bagliore delle galassie esistenti intorno. Adesso un gruppo di astronomi ha trovato un modo diverso per far luce sull’oscurità lontana. Possibile tramite lo studio di masse ombrose di materia oscura che falsano il bagliore del cosmo. Il suo nome è materia oscura perché non ci dice niente sulla sua vera natura.

Potrebbe essere una sorta di massa simile a una particella con poche proprietà, non diverse da un neutrino. O più semplicemente un riflesso frainteso dall’umanità. Non c’è una teoria completa su come avere la misura precisa dell’apparizione degli aloni di materia oscura. Forse un modo c’è ed è usare la massa collettiva che distorce la luce stellare passante attraverso lo spazio circostante.

Secondo l’astrofisico dell’Università di Nagoya Hironao Miyatake e colleghi, un altro modo esistente è la luce chiamata fondo cosmico a microonde. Per esempio l’eco di luce lasciata dall’universo 300mila anni fa e che ora è presente sotto forma di debole radiazione. Si tratta della prima volta in cui viene usato questo metodo per fare la stima delle galassie distanti. Serve anche ad analizzare la distribuzione degli aloni di materia oscura.

Hironao e il team si sono, inoltre, fossilizzati su degli oggetti di formazione stellare dal nome galassie Lyman-break. Usando un campione di quasi 1,5 milioni di questi oggetti si sono avuti dei chiari risultati. Questi sono relativi a una massa di alone tipica di galassie vicine ai 12 miliardi di anni nel passato. Ecco che tali responsi potrebbero permettere la rivisitazione di modelli esistenti su come gli elementi abbiano formato le prime galassie. Inoltre, potrebbero anche spiegare le origini della materia oscura. Insomma, la storia sulla nascita dell’Universo.