Se un bambino di circa cinque anni ha difficoltà a tenere il discorso, il motivo può darsi si racchiuda in un recente studio svolto. In pratica, potrebbe essere legato al fatto che il bambino non riesca a leggere fra le righe una semplice conversazione. Praticamente, un discorso che una persona conosce e l’altra no.
Entriamo nell’esempio di una domanda: “Cosa stai mangiando?” Se la persona risponde “cereali”, chi lo interroga può presumere che non stia mangiando altro di diverso dai cereali. Ecco che questa si chiama abilità di implicazione ad hoc, ma dentro vi si racchiude altra profonda psicologia.
C’è da considerare che l’importanza riguarda sia i dettagli parlati sia quelli mancanti. Tale abilità linguistica pragmatica è alla base della comunicazione interpersonale. Più complicata invece nell’autismo. L’implicazione prevede una conoscenza condivisa su quello che i due individui vedono o sperimentano. Da adulti le due abilità di ragionamento esistenti pragmatico (pratico) ed epistemico (teorico) vengono integrate con facilità. Secondo alcuni modelli, i bambini non necessitano di considerare la prospettiva di un altro bambino per dare una risposta attinente. Altri modelli indicano invece che ci sia un tempo limitato in cui il bambino tenta di leggere nella formulazione della domanda nell’altro.
Ecco che gli studiosi per capire meglio hanno preso in esame 33 bambini di 5-6 anni coinvolgendoli in una conversazione con un burattino. Questo ha chiesto al bambino di scegliere le carte secondo ciò che mostravano. In alcuni casi la carta scelta era chiara a entrambi, in altri o solo a uno o soltanto all’altro.
Insomma, è complicato capire cosa succeda realmente nella testa di una persona. Pare che la maggior parte dei bambini non integri le differenti abilità con un’implicazione ad hoc. Altre prove svolte su bambini più grandi hanno attestato che con il tempo i bambini potrebbero unire il ragionamento pragmatico (pratico) e quello epistemico (teorico).