Manca l’anidride carbonica e i produttori di acqua frizzate e bibite gasate non sanno più cosa fare. Secondo alcune aziende, la CO2 sarebbe addirittura diventata “introvabile”. Il problema oggi riguarda l’Italia, ma nel passato recente aveva interessato anche altri paesi, tra cui il Regno Unito.

I problemi dell’improvvisa assenza di anidride carbonica hanno a che fare con criticità più vaste, in parte esasperate dal Covid e soprattutto dalla guerra in ucraina. Gira e rigira, anche in questo caso è colpa dell’impennata dei costi dell’energia elettrica e delle materie prime.

Il fatto è che la CO2 si ottiene prevalentemente come materiale di scarto dalla lavorazione di altri prodotti chimici e industriali. Non è un caso che nel ricercare le cause dell’assenza di anidride carbonica in Italia spunti un nome che avevamo già sentito in occasione di un’altra penuria: quella dell’AdBlue, l’additivo fondamentale per il funzionamento dei veicoli diesel di ultima generazione.

Parliamo degli impianti di Ferrara della YARA, uno dei più grossi e importanti centri di produzione di ammoniaca in Europa. Mesi fa la YARA era stata costretta a tagliare la produzione di ammoniaca e urea, proprio perché gli immensi costi delle materie prime – soprattutto il metano – avevano reso le operazioni economicamente non sostenibili. Il problema è che producendo ammoniaca, gli impianti della YARA producevano anche un enorme quantità di CO2, che veniva poi rivenduta ad altre aziende, tra cui Acqua Sant’Anna, il cui presidente, in una recente intervista con La Stampa, aveva spiegato di aver dovuto ordinare la diminuzione della produzione di bottiglie di acqua gassata, proprio perché la CO2 era diventata “letteralmente introvabile”.

Per il momento non è chiaro quanto sia grave e diffuso il problema. Alcune altre aziende – tra cui la regina delle bibite, Coca-Cola – hanno dichiarato di non aver ancora incontrato problemi nell’approvvigionamento di CO2.