Questa settimana la Commissione europea ha annunciato un nuovo Codice di condotta contro la disinformazione in rete. Se ne è parlato molto perché, tra le altre cose, sanziona anche la diffusione di deep fake, cioè i video creati rubando il volto e la voce di una persona, grazie al machine learning.

Il Codice di condotta è su base volontaria e sono le stesse aziende a chiedere di aderirvi. Nonostante preveda delle sanzioni di importo importante, il documento ha già ottenuto l’adesione di alcune delle più importanti aziende tech. Google, Facebook (Meta), Microsoft, Twitter e TikTok hanno già aderito.

Le aziende si sono impegnate a rimuovere gli incentivi economici alla disinformazione. Ad esempio dovranno rimuovere la monetizzazione dei video e dei siti che promuovono notizie false. Dovranno anche investire di più sul fact-checking e contrastare con maggiore efficacia i cosiddetti comportamenti manipolativi, ad esempio le botnet che vengono create per spingere un messaggio o un candidato, manipolando l’opinione pubblica. I deep fake vengono menzionati esplicitamente.

Il tema è diventato particolarmente sentito di recente, quando Elon Musk ha denunciato una truffa su YouTube che sfruttava proprio il suo volto e perfino la sua voce. Ovviamente entrambe replicate grazie al machine learning.

Ma non solo: durante le prime fase del conflitto in Ucraina, la macchina della disinformazione russa aveva fatto circolare un video deepfake di Zelensky, dove il Presidente dichiarava la resa. Video falso, prontamente rimosso da Facebook, ma non prima che ricevesse diverse migliaia di visualizzazioni.

Ciascuna azienda dovrà creare una task force incaricata di assicurarsi che gli obiettivi previsti dal codice di condotta vengano raggiunti. In caso di trasgressioni sono previste delle sanzioni, con multe fino al 6% del fatturato globale.