Tutta l’attenzione del mondo accademico è rivolta verso Twitter, Facebook e Instagram. E così TikTok passa in sordina. «È arrivato il momento di studiare l’impatto di TikTok sulla salute e la sicurezza dei suoi utenti, a maggior ragione visto la loro giovane età». A lanciare l’appello sulle pagine di The Verge è Marco Zenone, ricercatore specializzato in policy sulla Salute della London School of Hygiene & Tropical Medicine.

Il punto di Zenone è semplice: non sappiamo quasi nulla su quello che avviene su TikTok e fino ad oggi il dibattito sulla piattaforma – oltre ad essere scarno – non è mai stato supportato da informazioni ottenute con il metodo scientifico.

Bisogna ammettere che [TikTok] ha preso piede molto velocemente, i ricercatori non sono stati in grado di mettersi in pari. Quindi in questo momento succede questo: TikTok ha 1 miliardo di utenti e vediamo ancora che molte ricerche scientifiche si concentrano su Facebook, Instagram e altre piattaforme, ma l’attenzione non si è ancora spostata su TikTok. Questo in realtà è motivo di preoccupazioni, da un punto di vista di chi si occupa di ricerca sull’impatto dei social sulla salute

spiega Zenone.

«Abbiamo già visto cosa succede quando i social agiscono in assenza di controll»

TikTok, continua il ricercatore, ha un vantaggio: i problemi affrontati dai social sono quasi sempre gli stessi, anche se avvengono su scale e con sfumature diverse a seconda del loro pubblico e delle dimensioni. ByteDance, in altre parole, può imparare dagli errori di Facebook e Twitter, intervenendo prima che si verifichino alcune dinamiche pericolose già note.

Dalla promozione dei prodotti dannosi – come le sigarette, nicotina e gioco d’azzardo – su TikTok, ai consigli sulla salute fai da te e potenzialmente pericolosi. Sono queste le aree di studio che richiedono la maggiore attenzione.

Alcune delle cose che abbiamo segnalato riprendono i problemi che abbiamo già identificato su altre piattaforme e che sono già stati ampiamente documentati altrove, ma non su TikTok. Facciamo un esempio. La promozione di prodotti che fanno male alla salute: il caso eclatante è quello della Juul, che veniva pubblicizzata su Instagram con un tasso così esteso e rapido che all’epoca aveva colto i ricercatori alla sprovvista.

Sono fenomeni, spiega Zenone, che si espandono con una rapidità tale da rendere molto difficile un lavoro di ricerca. E soprattutto, sono fenomeni improvvisi che, se non segnalati e documentati per tempo, rischiano di impedire un intervento efficace da parte del legislatore. «Per questo è importante reagire molto velocemente e documentare in tempo reale quello che succede sulle piattaforme».

Sappiamo che la disinformazione è un problema sui social media, ma non sappiamo fin quanto si estenda il fenomeno su TikTok. Con un miliardo di utenti, dobbiamo chiederci quanto sia buona la moderazione di TikTok.