Doveva essere il primo NFT di Banksy, il leggendario e misterioso street artist. Il link per l’asta dell’opera d’arte digitale, del resto, era stato postato direttamente sul sito ufficiale dell’artista. Così Pranksy, pseudonimo usato su Twitter da un noto collezionista di Non-Fungible Tokens, tentato dall’idea di mettere le mani su un pezzo di eccezionale rarità e prestigio, ha deciso di puntare un gran numero di Ethereum, risultando il vincitore dell’asta.
Ma i dubbi non mancavano. Tanto per iniziare, Banksy non aveva mai annunciato l’asta. Semplicemente l’inserzione era apparsa all’improvviso sul suo sito, senza grossi clamori. E poi sembrava troppo bello per essere vero. E infatti non lo era: dopo aver speso 300.000 dollari per la presunta opera digitale di Banksy, il collezionista ha scoperto di essere stato truffato da un hacker.
Il link per l’asta era stato effettivamente postato sul sito dell’artista, ma non dai suoi amministratori. Alla BBC il collezionista ha spiegato di aver avvertito più di qualche campanello d’allarme. Anche perché il truffatore ha chiuso l’asta quasi subito dopo la sua offerta da 300.000 dollari. Un vero NFT di Banksy probabilmente verrebbe venduto ad una cifra ancora più alta. Successivamente, un portavoce dell’artista ha confermato alla BBC che non esisteva nessun NFT di Banksy.
Pransky è stato successivamente contattato dall’hacker, che gli ha restituito tutte le criptovalute spese per l’acquisto (tranne quelle andate in commissioni, circa 5.000$). Dopo aver capito di essere stato truffato, Pransky era riuscito a risalire all’account Twitter del truffatore, e anche questo deve averlo convinto a restituire quanto aveva sottratto.
Il fenomeno delle truffe legate ai NFT – riportano la BBC e The Verge – è in aumento. Non è il primo caso di ‘falso d’autore’ e probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo.
Recentemente un italiano ha venduto la copia digitale di un’opera realmente realizzata da Banksy, anche se la vendita non vede direttamente coinvolto l’artista. Ne abbiamo parlato qui.
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