La recensione di La Notte di San Lorenzo, un film del 1982, non è un mero esercizio di stile per presentare un film che per molti si è perso nella notte dei tempi. Questa recensione è un modo per scoprire stelle che hanno brillato nel panorama del cinema italiano e che per fortuna continuano a farlo. I fratelli Taviani hanno affrontato un percorso solitario, nel frammentato mondo del cinema italiano, nei loro tentativi di realizzare film riflessivi su persone comuni che vivono vite ordinarie. Con la corsa ai finanziamenti fuori dall’Italia negli anni ’70, molti registi italiani se ne andarono, divennero relativamente inattivi o si rivolsero alla televisione. Fellini, come sempre, fu un’eccezione. I Taviani invece si rivolsero alla televisione. La rete televisiva italiana ha finanziato il loro Padre Padrone, il vincitore del Gran Premio di Cannes 1977. Con sorpresa di quasi tutti, il film è diventato un modesto successo anche negli Stati Uniti, per il suo elegiaco ritratto della vita nelle campagne italiane.
Il film, è stato scritto com Tonino Guerra e con una continua oscillazione tra ricordi personali e memoria collettiva, cronaca e fantasia, epica ed elegia è una rilettura della strage del Duomo di San Miniato. Quello che molti non sanno è che i fratelli Taviani avevano già girato nel 1954 un documentario su questo evento storico. Il loro padre, che era un avvocato, partecipò ai lavori della prima commissione di inchiesta comunale sulla strage.
L’opera è stata girata a San Miniato e nelle campagne circostanti anche se la scena del Duomo, è stata girata ad Empoli perché si riteneva che l’impatto emotivo del vero duomo fosse ancora troppo forte. Per lo stesso motivo, il nome del paese venne mutato in San Martino.
La Notte di San Lorenzo partecipò ai festival cinematografici nel 1982 (ha vinto il premio speciale della giuria a Cannes) e ha fatto scalpore venendo votato come miglior film dell’anno dalla National Society of Film Critics.
L’ambientazione è la Toscana rurale dell’agosto del 1944, quando l’esercito americano stava respingendo i tedeschi che stavano cedendo a malincuore terreno, lasciando dietro di sé unità di fascisti italiani che a volte superavano i tedeschi nella loro disperazione e brutalità.
Di seguito il trailer pubblicato su YouTube:
Ogni stella cadente esaudisce un desiderio
Iniziamo la nostra recensione de La Notte di San Lorenzo dando un’ambientazione alla storia. Nel piccolo paese di San Martino i cittadini sono costretti a nascondersi per non essere uccisi dai tedeschi o dai fascisti. Non sanno se fuggire di nascosto dalle loro case, che i tedeschi hanno minato, o rifugiarsi nella cattedrale dove, ha promesso il comandante tedesco, saranno al sicuro. La Notte di San Lorenzo però è principalmente la storia di coloro che decidono di dirigersi a sud per incontrare gli americani andando contro gli ordini.
Nel gergo cinematografico questo film è quello che viene definito un film della memoria, gli eventi che vediamo sono gli eventi ricordati dalla narratrice, che è una graziosa e dispettosa bambina di sei anni di nome Rosanna. La cornice della narrazione fornisce il titolo poiché il film inizia il 10 agosto – la notte più trafficata dell’anno per le stelle cadenti – quando la narratrice, ormai cresciuta, desidera che una stella possa raccontare al suo amato la storia di quel 10 agosto 1944.
In Toscana, si dice che ogni stella cadente esaudisca un desiderio ed è così che inizia il racconto.
Un viaggio verso la libertà
Il capo dei profughi è un vecchio contadino dall’aspetto aristocratico di nome Galvano, e nel gruppo che decide di scappare, ci sono una donna ricca e prosperosa che Galvano un tempo ammirava da lontano, una contadina incinta, il suo fiero sposo, disertori dell’esercito italiano, combattenti della resistenza, vedove di guerra e altri. Nessuno dei personaggi è caratterizzato in profondità ma tutti rimangono impressi per una loro particolarità.
Il loro viaggio è interrotto da una serie di incontri bizzarri che vengono messi in scena con una tale maestosità che si è sempre davanti al film o, più precisamente, davanti alla donna che sta ricordando il tutto.
Nell’unica sequenza più violenta e anche per certi versi assurda del film (i compaesani si uccidono tra di loro dopo essersi riconosciuti), i profughi, fermatisi per aiutare alcuni combattenti della resistenza a mietere un campo di grano, vengono improvvisamente attaccati dai fascisti italiani. Tra i fascisti c’è un ragazzo di quindici anni dalla faccia d’angelo (ma che odierete a pelle) che continua a chiedere a suo padre di guardarlo mentre spara a qualcuno, proprio come gli è stato insegnato con tanta cura.
La notte delle fuga, nella scena dei profughi che ascoltano in lontananza il destino riservato alle loro case che sono state minate dai tedeschi, inizia a far pregustare il sapore amaro del film. Il personaggio di Galvano, interpretato da Omero Antonutti, è quello che più colpisce il nostro immaginario.
Per gli adulti di questa banda di profughi, ciò che accade loro è un incubo di morte e distruzione insensata; per Rosanna (Sabina Vannucchi), è un’avventura da assaporare e ricordare.
La fine della guerra
Ci avviamo alla conclusione della recensione de La Notte di San Lorenzo dicendo che i registi Paolo e Vittorio Taviani erano convinti che la guerra avesse tirato fuori le qualità migliori e peggiori delle persone. Esempi di entrambi i tipi abbondano in questo film. Gli incidenti sono terrificanti, stravaganti e tragici poiché i pellegrini del piccolo paesino imparano la dura lezione che coloro che vengono promettendo un percorso verso la libertà – i leader della città, un prete collaborazionista, i fascisti italiani – sono davvero lupi travestiti da pecore.
In ultima analisi, né la fede religiosa, né la ragione, né la ribellione aiutano Rosanna a sopravvivere alla notte delle stelle cadenti. Il suo senso di meraviglia e una filastrocca stravagante la aiuteranno a farlo.
Per Galvano invece, la grazia arriva nella benedizione di una serata con una donna ricca che ha amato da lontano fin dall’adolescenza; per gli altri sopravvissuti, la grazia li raggiunge sotto forma di una pioggia purificatrice e curativa il giorno in cui vengono a sapere che gli Alleati hanno liberato l’Italia. La Notte di San Lorenzo è una meditazione umanistica significativa per coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per ascoltare i suoi messaggi nobilitanti.
Dopo lo scontro sanguinoso i fascisti sopravvissuti mostrano la loro codardia uccidendo a sangue freddo alcuni sopravvissuti di San Martino (Nicola, Dilvo, una coppia di anziani) e venendo poi a loro volta uccisi dagli altri del gruppo. Gli scampati allo scontro riparano in un cascinale dove trascorrono la notte e Galvano corona il suo sogno d’amore con la cugina Concetta. All’alba giunge la notizia dell’arrivo degli Alleati. È la Liberazione, i sopravvissuti fanno insieme ritorno a San Martino, tranne Galvano che resta a riflettere sotto la pioggia nell’aia del cascinale che li ha ospitati per la notte.
Come si conclude la recensione di un capolavoro come La Notte di San Lorenzo? Con la certezza che è un film che anche se non appartiene alle generazioni più recenti, non può non colpire il loro lato fantasioso e curioso una volta guardato. Questo film è come una capsula del tempo con i ricordi e un modo di fare cinema che ha fatto la storia.
- La storia fatta anche da persone comuni
- La guerra vista dal punto di vista di una bambina
- La fotografia
- La colonna sonora di Nicola Piovani
- I personaggi
- E' un film che appartiene molto al suo tempo