WhatsApp ha bloccato oltre 2 milioni di account registrati in India, su un totale di oltre 400 milioni di account attivi nel paese. La purga sarebbe avvenuta nell’arco di un mese e rappresenta uno dei provvedimenti di massa più drastici della storia dell’app.

Il 95% degli account – apprendiamo dal report pubblicato dall’azienda – è stato sospeso per un uso non autorizzato dei sistemi di automazione. In altre parole: parliamo di account che diffondevano spam usando bot o condividendo un gran numero di messaggi e link al giorno.

Dal 2019 ad oggi i ban di questo tipo sono aumentati significativamente, questo perché i nostri sistemi sono più sofisticati. Tenete a mente che questo genere di ban, nella stragrande maggioranza dei casi, non dipende da una segnalazione degli utenti ma è automatico

si legge in un comunicato condiviso dall’azienda.

WhatsApp ha iniziato a prendere seri provvedimenti contro lo spam di massa nel 2018, quando era stato accusato di non fare abbastanza per combattere la disinformazione. In alcuni paesi – India e Brasile su tutti -, WhatsApp era ritenuto una delle piattaforme maggiormente responsabili per la diffusione di notizie fuorvianti o completamente false. Una nuova controversa legge approvata dall’India impone alle piattaforme tech di contrastare disinformazione e diffamazione, prevedendo obblighi estremamente stringenti a carico delle aziende tech.

WhatsApp formalmente sarebbe anche obbligata a risalire al ‘perpetuatore originale’, ma l’azienda ha scelto di contestare questo obbligo di legge, motivando la sua scelta con l’esigenza di proteggere la privacy degli utenti. L’azienda ha impugnato la legge approvata dal governo indiano sostenendo che sia in violazione della costituzione dell’India.

In India risiedono 400 milioni dei 2 miliardi di utenti di WhatsApp. È in assoluto il più importante mercato dell’azienda.