Fino a oggi i computer quantistici che abbiamo avuto modo di ammirare si sono presentati con dimensioni mastodontiche, le quali arrivavano anche a riempire interi laboratori per garantire le giuste performance e la stabilità di questi sistemi.

Tuttavia, l’Università di Innsbruck è riuscita a creare un primissimo prototipo di computer quantistico adattabile a spazi davvero ristretti.

Parliamo di una macchina che può essere inserita per assurdo in due normalissimi server da 19 pollici presenti nei data center, sicuramente uno spazio non trascurabile, ma facilmente gestibile, specialmente se confrontato alle dimensioni colossali a cui i computer quantistici ci hanno abituato fino a oggi.

Si tratta di una macchina compatta, perfettamente funzionante nonostante le dimensioni, la quale ci dà un primo assaggio di quello che potremo all’effettivo aspettarci nei prossimi anni dai computer quantistici, via via sempre più accessibili.

Trovate qui di seguito le parole Thomas Monz dell’università di Innsbruck:

I nostri esperimenti sul computing quantico di solito occupano laboratori dai 30 ai 50 metri quadri. Stiamo ora cercando di far entrare le tecnologie sviluppate qui a Innsbruck nello spazio più piccolo possibile, mentre incontriamo gli standard comunemente utilizzati nell’industria.

Siamo riusciti a dimostrare che la compattezza non dev’essere a discapito della funzionalità

Stando a quanto dichiarato, le singole parti del primo computer quantico compatto sono state ridotte significativamente. La trappola ionica installata nella camera a vuoto, ad esempio, occupa solamente una frazione dello spazio che ha richiesto fino a oggi. La vera sfida è stata rendere il sistema stabile anche se compatto, ma il team di Innsbruck è riuscito ad applicare gli appena citati standard assicurandosi che il tutto fosse sicuro e perfetto per un uso continuativo.

Il dispositivo in questione può già essere sfruttato autonomamente, e sembra che presto potrà essere anche programmato online. Si tratta di un passo avanti davvero grande mostrato al mondo da questa università, che punta a far diventare la nuova scoperta uno standard nel corso dei prossimi anni.