Dei detriti spaziali hanno creato un foro nel Canadarm2, il braccio robotico – Mobile Servicing System – che i canadesi hanno attaccato alla International Space Station (ISS) per assistere gli astronauti a compiere tutto quel genere di manovre che sono extraveicolari. La ferita è evidente e profonda, ma ha anche miracolosamente mancato ogni punto “vitale” dello strumento, il quale rimane ancora in funzione.
Nonostante l’impatto, i risultati delle analisi in corso indicano che la funzionalità del braccio non sia influenzata. Il danno è limitato a una sezione minuscola della coperta termica dell’asta del braccio,
ha dichiarato con tono sollevato la Canadian Space Agency (CSA).
Le missioni spaziali di tutto il mondo stanno accumulando pattume orbitante ormai da decadi e la recente corsa allo spazio decisamente non ha snellito quella che rappresenterà un’insidia crescente per le imprese extraterrestri del prossimo futuro.
Ora come ora, le stime suggeriscono che in orbita vi siano almeno 34.000 oggetti larghi più di 10 centimetri e un numero imprecisato di schegge minuscolo, le quali vagano a velocità sostenuta nell’eterna attesa di scontrarsi contro qualcosa. Non sorprende dunque che, anche solo per mera statistica, un detrito abbia finito con il colpire la strumentazione gentilmente messa in campo dai canadesi.
Nel 2016, la ISS era già stata danneggiata da una scheggia vagante dalle dimensioni contenutissime, una scheggia che nonostante la sua minutezza era riuscita comunque a scheggiare uno degli oblò della stazione. Gli accademici stimano che per danneggiare effettivamente la base sia necessario l’impatto con un corpo di almeno 1,3 centimetri, mentre uno più grande di 10 finirebbe con il causare distruzione degna di nota.
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