Chia mira a essere un’alternativa “ecologica” alle criptovalute a la Bitcoin proponendo sul mercato un sistema di blockchain che sostituisca la potenza di calcolo delle GPU allo spazio di memoria degli hard disk. Il risultato, stando all’uomo a capo del progetto, Gene Hoffman, è che ora il settore degli HD esterni sia stato preso d’assalto.
Il sistema proof-of-work (PoW) adoperato dalle criptovalute più popolari si struttura infatti su dinamiche di produzione di blocchi che sono volutamente dispendiose, a livello di consumo elettrico. Chia avanza invece l’idea di un proof-of-space (PoS) che, su carta, dovrebbe danneggiare decisamente meno l’ambiente. Su carta.
Come abbiamo discusso in passato, non solo Chia si inserisce nel mercato in un momento in cui l’elettronica è quanto mai merce rara, ma il funzionamento stesso del PoS sembrerebbe mette gli hard disk sotto uno stress tale da distruggerli nel raggio di pochi mesi.
Ad ogni modo, stando ai dati forniti dal network delle criptovalute gli HD sembrano davvero andati a ruba, visto che il sistema si sta reggendo su 12 milioni di terabyte, in questo momento, e la curva sembra solamente destinata a salire. Ovviamente, i prezzi sono saliti di conseguenza, almeno per i modelli più prestigiosi, quelli che hanno meno possibilità di annichilirsi nel giro di giorni.
Hoffman sostiene che l’alta richiesta di strumentazione convincerà le fabbriche a produrre quantità maggiori di hard disk, cosa che a sua volta andrà a normalizzare i prezzi di mercato attualmente impazziti. Una prospettiva estremamente ottimistica, almeno sul breve periodo.
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