La funzione App Tracking Transparency (ATT) introdotta con l’aggiornamento dei sistemi iOS e con il rinnovamento delle policy dell’App Store ha sollevato molte reticenze da parte di quelle aziende che lucrano sfruttando la raccolta dei dati dei propri utenti, tuttavia sono bastati pochi giorni perché almeno 10.000 app si adeguassero alla rivoluzione.
A sottolinearlo è una ricerca di AppFigures, la quale non manca di sottolineare come la maggior parte delle applicazioni che si sono dimostrate pronte al cambiamento siano in buona parte videoludiche. Un buon 20 per cento del bacino totale, per essere precisi. Secondo in classifica la categoria utilities, ma lo stacco è netto e profondo.
I sondaggi suggeriscono che almeno la metà degli utenti sia certa del non voler condividere i propri dati di tracciamento con le aziende, ove possibile. Un risultato ovvio – anzi sorprende che l’altra metà abbia anche solo dei dubbi – che tuttavia può dare non poco fastidio alle aziende digitali.
Consapevole di questo, AppFigures ha compiuto un passo aggiuntivo, prendendo visione del come le singole app vanno a chiedere ai propri utenti l’accesso ai dati GPS. Il risultato è che molte, moltissime, si sono lanciate in biechi stratagemmi per assicurarsi che i consumatori assecondino le mire degli inserzionisti.
Molti messaggi letti dai ricercatori violavano esplicitamente le policy dell’App Store e, cosa ancora più preoccupante, gli atteggiamenti truffaldini non erano affatto limitati ad aziende e società di bassa tacca, ovvero quelle pronte a tutto e con nulla da perdere.
Brand dalla portata di Dunkin Donuts, Hulu, Facebook e Instagram hanno cercato di colpevolizzare o ingannare i propri utenti, spesso adoperando formule scritte che sanno di velate minacce e che suonano come un “se non ci concedete l’accesso, prima o poi saremmo obbligati a farvi pagare il servizio”.
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