Il Ministero dell’Informazione del Venezuela non ci è andato leggero con Facebook, dopo che il social ha deciso di bloccare per una trentina di giorni il profilo del presidente Nicola Maduro, reo di aver promosso disinformazione agli utenti della Rete. Secondo l’Amministrazione locale, l’azienda statunitense avrebbe infatti oscurato “contenuti mirati a combattere la pandemia” in modo da ostacolare una cura “prodotta e sviluppata nazionalmente”.
La cura in questione il Carvativir, un prodotto ricavato dal timo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera omeopatico, nel migliore dei casi. In pratica gli stessi medici venezuelani sostengono che i flaconcini in questione non abbiano alcuna proprietà degna delle performance “miracolose” che invece ha ventilato il presidente Maduro.
Stiamo assistendo a un totalitarismo digitale esercitato da aziende sovranazionali che vogliono imporre la loro legge alle nazioni di tutto il mondo,
ha accusato il Ministro.
Nel frattempo, il leader del Venezuela ha trovato un facile modo per circumnavigare l’ostracismo di Facebook: pubblicare le comunicazioni governative sul profilo social della moglie, Cilia Flores, nonché sui social su cui non è stato bloccato, ovvero Instagram, Twitter e YouTube.
Interessante notare come sia il politico che il suo staff abbiano accuratamente evitato di sottolineare come Facebook e Instagram appartengano al medesimo ombrello aziendale, quello di Facebook Inc.
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