Il test di mobilità è una delle tante milestones della missione di Perseverance e conferma uno dei tanti obiettivi preliminari necessari per determinare l’efficienza dei sistemi che controllano il rover. Prima di poter iniziare la sua esplorazione e la vera e propria missione scientifica i membri del team controllano e calibrano ogni sistema, sottosistema e strumento del rover.
Una volta che il rover inizia a perseguire i suoi obiettivi scientifici, sono previsti spostamenti regolari che si estendono fino a 200 metri o più.
Quando si tratta di veicoli a ruote su altri pianeti, ci sono pochi eventi che hanno un significato considerevole come quello del primo percorso
ha affermato Anais Zarifian, ingegnere del banco di prova per la mobilità del rover di Mars 2020 del Jet Propulsion Laboratory della NASA.
Come prima prova il team ha fatto fare al mezzo un testa coda per testare la trazione delle sei ruote motrici. Il superamento del test ha dato fiducia agli ingegneri sul fatto che parte del sistema di trasmissione è a posto e in grado di far avanzare il rover sul terreno marziano.
Il primo percorso in movimento sul terreno marziano è durato circa 33 minuti dove il rover si è mosso in avanti per 4 metri, girando poi di 150 gradi a sinistra e ha indietreggiato di 2,5 metri.
Questo test insieme ad altri fanno parte dei controlli necessari prima che Perseverance inizi la sua missione scientifica. Il sistema di mobilità del rover non richiede solo un test drive.
Per esempio prima di questo il 26 febbraio i controllori della missione hanno completato un aggiornamento software, sostituendo il programma per computer che ha aiutato ad atterrare Perseverance con uno su cui faranno affidamento per indagare sul pianeta.
Così come i test sugli strumenti Radar Imager for Mars ‘Subsurface Experiment (RIMFAX) e Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment (MOXIE) e hanno utilizzato i due sensori del vento dello strumento Mars Environmental Dynamics Analyzer (MEDA), ma anche il braccio robotico e le sue cinque articolazioni.
Ricordiamo che l’obiettivo della missione è l’astrobiologia, compresa la ricerca di segni di antica vita microbica. Il rover caratterizzerà la geologia del pianeta e il clima passato dati che permetteranno di aprire la strada all’esplorazione umana del Pianeta Rosso e sarà la prima missione a raccogliere e memorizzare rocce marziane.
Successivamente altre missioni della NASA, in collaborazione con l’ESA (Agenzia spaziale europea), dovrebbero inviare veicoli spaziali su Marte per raccogliere questi campioni sigillati dalla superficie e riportarli sulla Terra per un’analisi approfondita.
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