Hanson Robotics, la società di Hong Kong che ha ideato Sophia, vorrebbe far andare a regime le proprie fabbriche a partire dalla prima metà del 2021.

Fin dal suo annuncio nel 2016 l’androide Sophia ha destato molto interesse: ora è forse giunto il momento che il progetto si tramuti in realtà, passando dai prototipi alla produzione di massa.

 

La pandemia che ha sconvolto gran parte del mondo ha, difatti, aperto nuovi scenari di utilizzo per questo tipo di robot umanoidi, definiti “social robot” dai creatori, e in grado di prendersi cura di ammalati e anziani senza rischi di contagio ulteriore.

Posso aiutare a comunicare, somministrare terapie e fare compagnia, anche nelle situazioni difficili

è il “pensiero” di Sophia, espresso a mezzo di comunicato stampa.

Effettivamente, se c’è un momento buono per provare a introdurre questo tipo di robot nella collettività, è questo, dando nuova linfa al settore dell’assistenza medica in una situazione critica.

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Naturalmente Sophia è stata pensata in un’ottica generica, ad esempio anche come hostess robotizzata: sarà il modello Grace ad essere “specializzata” in infermieristica e cura della persona.

Hanson conta di realizzare (e vendere) già migliaia di unità entro l’anno, rimanendo tuttavia molto vago in termini di stime e possibilità effettive.