Mostrate le origini e vissuta una odissea, Ubisoft ci catapulta tra le gesta dei guerrieri vichinghi. Qui la nostra recensione di Assassin’s Creed Valhalla.

Riproponendo una connessione apparentemente meno casuale del previsto, anche la saga più nota di Ubisoft segue le orme di God of War e dopo i miti e le divinità dell’antica Grecia ci propone la solennità e l’onore della mitologia norrena, attraverso la discesa nell’Inghilterra dell’VIII secolo di Eivor, valoroso drengr del clan dei Corvi, la cui storia è essenziale per sventare la fine del mondo nel 2020.

Non che serva sottolinearlo in questa recensione di Assassin’s Creed Valhalla, ma Layla Hassan, già protagonista virtuale delle vite di Bayek e Alexios/Kassandra, torna ancora una volta nell’Animus, questa volta per tentare di sventare una minaccia a cui il mondo non sembra avere possibilità di sopravvivere: in mezzo a centinaia di incertezze, la pista legata a questo misterioso guerriero norvegese sembra essere l’unica speranza.

Prima di continuare con questa recensione di Assassin’s Creed Valhalla, vi ricordo che il gioco verrà pubblicato da domani 10 novembre su PlayStation 4, Xbox One, PC Windows, Stadia e Xbox Series X, mentre dal 12 novembre su PlayStation 5 (il lancio europeo della console è il 19).

 

 

 

La Saga di Eivor

Oltre ad essere un open world con meccaniche di gameplay che hanno conquistato negli anni milioni di fan, il successo della saga di Assassin’s Creed è prima di tutto da legare alla propria trama, a questa eterna lotta tra Ordine dei Templari (o degli Antichi) e Confraternita degli Assassini, che tra miti e fascinose ricostruzioni di misteri mai svelati ha influito su ogni grande avvenimento storico.

Sono teorie affascinanti e storie vissute da personaggi virtuosi, ma in questa recensione di Assassin’s Creed Valhalla bisogna dire che negli ultimi capitoli questa forza narrativa sembrava essersi fortemente indebolita tanto da smarrire la strada.

La “Saga di Desmond” rimane l’elemento fondante della storia nel presente, ma quelle di Layla e dei suoi personaggi non si sono rivelate ugualmente efficaci, lasciando non poche incertezze e aspettative disattese.

Assassin’s Creed Valhalla riparte proprio da lì, dagli avvenimenti alla fine dei DLC di Odyssey, e ha dunque il dovere di risollevare una saga che da troppo tempo vince ma non convince, nemmeno dopo il nuovo corso intrapreso con Origins che tanto ha diviso i fan. Da questo punto di vista, però, Eivor è l’eroe (o eroina) che meritiamo, e anche quello di cui abbiamo bisogno.

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Assassin's Creed Valhalla recensione

 

Il background e l’incipit iniziale che danno il via alla trama si mostrano da subito interessanti e ben esposti: partendo dalla Norvegia, il clan di Eivor decide di spostarsi in Inghilterra in cerca di un nuovo inizio, seppur consapevoli delle difficoltà e sfide a cui si andava incontro.

Bisognosi di aiuto per affermare la propria presenza sul territorio, è con questi presupposti che Eivor e il suo leader Sigurd iniziano a tessere una fitta rete di alleanze con le regioni limitrofe, mentre non rinunciano al loro spirito di guerrieri vichinghi nel saccheggiare i villaggi e monasteri vicini per guadagnarsi risorse e ricchezze.

In questa maniera le nuovissime meccaniche dell’insediamento e delle razzie vengono perfettamente integrate con la linea narrativa, strutturata in saghe: la mappa di gioco relativa all’Inghilterra è divisa in territori (Wessex, Anglia Orientale, Cent, ecc…) verso i quali dirigersi per stabilire un’alleanza. Questo dà il via a una serie di missioni legate tra loro, una vera e propria “saga”, appunto, il cui obiettivo è ottenere il favore del re o aldermanno locale in vista di un reciproco supporto militare.

 

Assassin's Creed Valhalla Recensione Dialoghi

 

Lo svolgimento di ogni saga riesce a essere sempre originale, coerente, intrigante e ben narrato

Se inizio e fine coincidono spesso con un primo approdo nell’area e un accordo di alleanza, lo svolgimento di ogni saga riesce a essere sempre originale, coerente, intrigante, ben narrato e con intrighi e risvolti che sembrano quasi usciti da Game of Thrones. Eivor si ritrova spesso a prendere scelte che possono anche cambiare drasticamente il prosieguo della sua missione, mentre a volte persino il proprio modo di giocare (furtivo o ad ascia sguainata) può avere conseguenze diverseIl tutto mentre il mondo attorno si mostra vivo, interconnesso con i giochi di potere in atto, senza contare il modo in cui le attività dell’Ordine degli Antichi influenzano il proprio percorso.

Così a volte può bastare risolvere una faida o eliminare un nemico, mentre altre bisogna lanciare un assalto al castello o forte di turno per raggiungere il proprio scopo. Gli assalti sono una novità di Assassin’s Creed Valhalla: quando previsto dalla Saga, Eivor e l’esercito alleato si radunano poco fuori dalla fortezza, preparano le truppe e avviano questa versione evoluta delle battaglie di conquista già viste in AC Odyssey.

In questo caso però bisogna farsi strada dall’esterno delle mura fino al torrione principale tra cancelli da abbattere a suon di arieti, spingarde da sabotare, inferriate da sollevare, palizzate da far esplodere e ponti levatoi da abbassare, mentre nel frattempo lo scontro tra i due eserciti infuoca a suon di spade e piogge di frecce.

Ogni assalto (non sono molti) riesce a essere un po’ diverso dall’altro, con strumenti, strategie e difese nemiche sempre nuove; per completarne alcuni basta scappare verso la torre centrale ed eliminare il nemico, ma in altri si vive invece la battaglia in prima linea e tra fiamme, avversari temibili e soldati intorno che continuano a cadere si finisce col sentirsi immersi nella frenesia dello scontro.

 

 

Un’esperienza simile anche se più ridotta viene data dalle razzie: in Assassin’s Creed Valhalla non esistono battaglie navali, ma tramite la propria imbarcazione si possono risalire i fiumi dell’Inghilterra e assaltare monasteri e villaggi suonando la carica insieme ai propri razziatori, un manipolo di guerrieri del proprio clan che aiutano Eivor a sconfiggere le truppe nemiche e a saccheggiare le scorte del posto.

Scorte e materiali che possono essere poi usati per migliorare l’insediamento, costruendo botteghe, officine, case e altri edifici, così da avere più servizi, vantaggi e abitanti, tramite cui ottenere missioni utili ad approfondire la storia del clan o potenziare le abilità di Eivor.

Oltre al filone principale legato alle alleanze e alla fortuna del clan, in Assassin’s Creed Valhalla in ogni caso si diramano altri due percorsi paralleli: quello delle visioni in sogno di Eivor, tormentato da profezie oscure (non diciamo di più per evitare spoiler), e quello dell’Ordine degli Antichi, che esattamente come in AC Odyssey bisogna inseguire, svelare ed eliminare.

Se per buona parte di gioco, pur lasciando discreta scelta al giocatore, lo sviluppo segue un coinvolgente e piacevole binario narrativo, avvicinandosi alla parte finale questi tre filoni si intrecciano tra loro e finiscono con l’aprirsi alla totale libertà sull’ordine di approccio, quasi da generare una sensazione da “come faccio ad andare avanti?”, per poi rivelarsi nient’altro che elementi complementari tra loro per la crescita del personaggio e del mondo attorno a esso, in vista della risoluzione finale.

 

Assassin's Creed Valhalla Recensione Corvo

 

Discorso a parte per le missioni secondarie, divise in quelle propriamente tali e in “storie”. Le prime, pochissime, sono legate ai personaggi dell’insediamento e – è un’emozione dirlo in questa recensione di Assassin’s Creed Valhalla – si slegano finalmente dal tipico ritmo ubisoftiano del “raggiungi il punto A, fai X, poi raggiungi il punto B e fai Y, fine”. Ben costruite, sono una piacevole digressione dalle più impegnative saghe principali e aggiungono colore agli abitanti di Ravensthorpe.

Le seconde, disseminate per il mondo come “misteri”, nella maggior parte dei casi danno un indizio iniziale a quella che potrebbe essere una storia più profonda, ma senza fornire ulteriori informazioni: bisogna quindi indagare, impegnarsi a capire come procedere e arrivare fino in fondo a quelle che spesso sono brevi ma peculiari curiosità, più o meno facili da risolvere.

Assassin’s Creed Valhalla migliora e risolve tutti gli annosi problemi dei precedenti capitoli

Ci sarebbe da scrivere per ore su tutte le attività secondarie disponibili, ma basta riassumere con pochi concetti: Assassin’s Creed Valhalla migliora e risolve tutti gli annosi problemi dei precedenti capitoli. Questo a partire dai collezionabili, interessanti e non eccessivi, passando per le “ricchezze” (risorse utili a potenziare l’equipaggiamento) e le mappe del tesoro, fino alle anomalie dell’Animus che riprendono più o meno quanto visto in passato con i glifi in Assassin’s Creed II.

Tutto questo distribuito su una mappa principale dai confini piacevolmente più contenuti e in generale meno spoglia, più compatta ma comunque ugualmente in grado di meravigliare con panorami mozzafiato e costruzioni maestose, senza dover necessariamente perdersi come invece era successo ad Odyssey.

 

 

 

Lo scudo in una mano, l’ascia nell’altra

Escludendo quanto esposto fino a qui, dal punto di vista del gameplay Assassin’s Creed Valhalla riprende quasi esattamente il suo predecessore. Eivor può contare su delle abilità assegnabili ai tasti, proprio come Alexios e Kassandra, ma con meno “esagerazioni divine”, e su un equipaggiamento diviso per le varie parti del corpo che garantisce bonus alle statistiche.

Su questi elementi però Valhalla corregge e costruisce sopra moltissime novità: le abilità non si sbloccano con dei punti ma si “trovano” sotto forma di libri sparsi per la mappa, quasi sempre dopo aver risolto brevi enigmi ambientali che dominano un po’ tutta l’esplorazione nel gioco; l’equipaggiamento invece ha molti più valori (stordimento, velocità, peso), può essere potenziato, si concentra su pochi pezzi unici divisi in set e a parte poche eccezioni non viene acquistato, ma anch’esso trovato nei forzieri in giro per l’Inghilterra.

Il peso in particolare è l’elemento che rinnova il combat system.

Il combattimento si basa su tre barre: quella della salute, risanabile consumando razioni, quella dell’adrenalina, utile per usare le abilità, e quella del vigore, necessaria a eseguire schivate e attacchi speciali. Un’armatura di maggior peso incide di più sull’energia di Eivor e su quante schivate può eseguire prima di esaurire la stamina, con un sistema che ricorda lontanamente quello dei souls anche se meno profondo.

La velocità dei combattimenti e l’IA generalmente più aggressiva e dinamica dei nemici portano all’estremo la deriva action che la serie aveva intrapreso con Origins, ma gli scontri sono più avvincenti rispetto a quanto visto nei capitoli precedenti, e questo anche grazie alla notevole varietà di nemici speciali, ognuno con un proprio stile.

 

Assassin's Creed Valhalla Recensione

 

Allo stesso tempo anche Eivor può adattarsi a seconda delle armi che impugna: si può optare per una classica ascia sulla mano destra e scudo sulla sinistra, ma i più creativi possono anche decidere di equipaggiare due scudi, una sola ascia, due armi leggere o, più avanti nel gioco, persino due armi pesanti. L’arma principale rimane quella nella mano destra, con la quale sferrare attacchi leggeri o pesanti, mentre la sinistra si può utilizzare per difesa (nel caso dello scudo) o come danno aggiuntivo nel corso della sequenza di colpi.

Velocità, movimenti e distanza sono tutti elementi che possono cambiare drasticamente a seconda della combinazione, quindi è il giocatore a decidere quale approccio sposare e su quello abbinare delle rune, che garantiscono effetti aggiuntivi.

Si può ancora combattere in solitaria e sterminare un intero reggimento? Purtroppo sì, ma…non c’è un ma, ormai Assassin’s Creed favorisce lo stealth ma rende lo scontro diretto ancora troppo conveniente in troppi casi, pur avendo migliorato l’IA dei nemici élite.

Piccola parentesi merita la spettacolarità delle esecuzioni, brutali come mai visto prima nella serie, tra decapitazioni, mutilazioni e impalamenti vari che trasmettono la giusta frenesia dello scontro.

 

Assassin's Creed Valhalla Recensione Skill Tree

 

In merito alla parte GDR, invece, l’aumento di livello concede adesso punti da spendere in un albero di potenziamento molto simile alla sferografia di Final Fantasy X, dove si possono acquisire talenti speciali (abilità passive, come danni effettuando parate, o vantaggi, come segmenti di adrenalina aggiuntivi e tempo rallentato in caso di schivata perfetta) e aumentare le proprie statistiche (salute +5, attacco leggero +4, ecc…).

La somma dei tasselli sbloccati infine determina il livello di potenza, utile a capire quali zone o nemici sono abbordabili e quali ancora da evitare.

 

 

Verso il Valhalla della next gen

A livello tecnico, Assassin’s Creed Valhalla è un titolo che aspetta la nuova generazione. Su una PlayStation 4 standard, ad esempio, il gioco fatica a mantenere un frame rate stabile in molte scene, per non parlare delle troppe sbavature con modelli poligonali non renderizzati e le classiche imperfezioni della saga: hit box incomprensibili, braccia che trapassano corpi durante le cutscenes e effetti come fiamme ed esplosioni sotto la sufficienza.

Una mancanza di rifiniture ancora più evidente se messa a confronto con la resa di Eivor e delle sue animazioni facciali, davvero eccellente, e che lascia presagire una miglior sorte per le versioni PlayStation 5 e Xbox Series S/X, nella speranza che anche i lunghissimi caricamenti possano giovare delle tecnologie in archiviazione delle nuove console.

Immancabili invece i soliti bug, alcuni in grado di compromettere la missione tanto da costringere a caricare un salvataggio più vecchio, altri invece relativi a guardie che diventano improvvisamente cieche, rimangono bloccate o iniziano a correre istericamente intono a un nemico.

Una piccola nota infine per quanto riguarda il doppiaggio, che in lingua originale è molto soddisfacente mentre in Italiano, seppur buono, perde qualcosa anche in termini di significato.

 

Assassin's Creed Valhalla Recensione Dialoghi

 

In parole povere alla fine di questa recensione di Assassin’s Creed Valhalla? Eivor rischia di essere un validissimo erede di Ezio Auditore, ma soprattutto gli enormi problemi di Origins e Odyssey, tormentati da una struttura narrativa frammentata e prolissa, a tratti banale e blanda, sono stati egregiamente risolti dal nuovo sistema delle saghe, grazie al quale immergersi per due o tre ore su una serie di avvenimenti ravvicinati nel tempo, nei temi e nelle distanze, con risultati ammirevoli.

Lo stesso vale per il sistema di crescita del personaggio e per il combat system, per un’esplorazione di nuovo piacevole e per una quantità e una qualità dei contenuti secondari perfettamente bilanciate. Questo mentre le novità degli assedi e delle razzie completano un quadro di un titolo che ha fatto enormi passi in avanti e promette di farne ancora di più una volta su console di nuova generazione.

Possiamo dirlo? Assassin’s Creed Valhalla è il miglior gioco della serie dai tempi di Assassin’s Creed II.

88
Assassin’s Creed Valhalla, la recensione
Recensione di Filippo Consalvo
ME GUSTA
  • La narrazione a saghe funziona
  • Gameplay e combat system bilanciati
  • Esplorazione mai noiosa
  • Tantissimi enigmi e contenuti secondari interessanti
  • Molto più vario dei predecessori
FAIL
  • Tante, troppe imperfezioni estetiche
  • Frame rate piuttosto instabile
  • Qualche bug e crash di troppo