La recensione di Nuevo Orden, uno degli ultimi film presentati nel concorso del Festival di Venezia. Primo film di genere e con un’influenza politica molto importante. Feroce. Cinico. Disturbante. Il regista Michel Franco non ci risparmia di un colpo.

Dopo aver vinto la 72esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia come produttore per il film Ti Guardo di Lorenzo Vigas, Michel Franco arriva a Venezia nel concorso proprio con un suo film, e l’idea di replicare la vincita non sembra poi così un’utopia.

Non è semplicissimo scrivere la recensione di Nuevo Orden, per una serie di motivi. Prima di tutto ci troviamo di fronte al primo – e praticamente unico – film di genere presentato a Venezia quest’anno. Si sa, nulla di nuovo. Il cinema di genere non ha quasi mai una grande vetrina all’interno dei Festival e questo ci pone di fronte l’annosa questione di crisi del genere nel mondo.

Horror, thriller, fantascienza, distopie. Sfumature che spesso e volentieri non vengono neanche considerate. Vorrei dirvi che tutto questo è presente nel film di Franco, e forse in parte è anche così, ma purtroppo la realtà è ben diversa. Nuevo Orden va oltre il genere, oltre un film horror o thriller o distopico. Nuevo Orden ci mette di fronte ad una realtà non poi così lontana. Una realtà che attanaglia lo stomaco dello spettatore e ci pone di fronte non solo i rischi delle guerre civili, rivolte in piazza e malcontenti popolari; ma anche di fronte alla situazione odierna mondiale: disastrosa.

 

 

 

 

La realtà supera sempre la fantasia

Il film di Franco prende in esame una specifica realtà: quella della disparità sociale in Messico; ma la realtà è che nell’ultimo anno questo film potrebbe essere più attuale che mai in tutto il mondo. Black Lives Matter, Gilet Gialli, manifestazioni sempre meno pacifiche, abuso di potere, completo disinteressamento nei confronti della classe più debole, più povera; rabbia e frustrazione generale, incapacità di empatia verso il prossimo.

Viviamo in un mondo dove la gente viene ancora discriminata per il colore della pelle o per le proprie preferenze sessuali; un mondo dove lo stupro viene giustificato e la colpa non è mai del carnefice ma sempre della vittima; un mondo dove i social sono terreno di guerra, ignoranza e violenza e dove si ammazza a calci un ragazzo in mezzo alla strada e i genitori di un omicida hanno il coraggio di dire “In fondo, era solo un immigrato.”

 

recensione di Nuevo Orden

 

Questo è il mondo in cui viviamo, questa una minima parte di questo mondo ormai degradato, grottesco, lasciato a se stesso, Nuevo Orden di Michel Franco ci pone brutalmente di fronte questo mondo, descrivendo una situazione sociale, quella messicana, pronta ad esplodere e a travolgere con sé tutto quello che si trova sotto il suo cammino.

 

 

 

Nuevo Orden: CAOS

Ed è proprio quello che succede in una giornata che dovrebbe essere di festa ma che si tramuta essere un lungo incubo ad occhi aperti destinato a finire tragicamente. Infatti, il giorno delle nozze di Marianne, figlia di un ricco imprenditore e politico messicano, una rivolta impazza ad opera di una classe sempre più stanca, sempre più arrabbiata con chi ha tutto lasciando niente agli altri. Pretendendo, trattando come schiavi, continuando a porre un’enorme differenza tra colori e sfumature di pelle.

 

recensione di Nuevo Orden

 

Il verde della bandiera messicana diventa il colore della discordia di questo film distopico che, come già detto, non è così lontano dalla realtà. Presagio di sventura. Franco semina minuziosamente questo colore ad inizio della pellicola, facendolo ritornare fino al momento di estremo climax che porterà ad un capovolgimento totale della storia.

La casa della ragazza viene presa d’assalto. Numerosi ostaggi vengono rapiti e gettati in bunker infernali, molto simili a veri e propri campi di concentramento di tortura e violenza, adoperati unicamente per estorcere denaro. La nazione è nel caos e l’esercito messicano, come purtroppo fin troppo spesso accade, sfrutta il disordine causato dalle rivolte per instaurare una dittatura militare nel paese.

Alla fine della giostra, sono sempre i più potenti a vincere, quelli capaci di strumentalizzare la paura, la rabbia, la frustrazione per il proprio torna conto personale e attuare i loro piani politici.

Michel Franco mette in scena – abusando sicuramente nella violenza, nella tortura feroce e nel massacro – uno scenario, come quello descritto dal film, che più volte ha avuto luogo in Messico, dove i governi corrotti hanno sempre risposta alle proteste, manifestazioni e rivolte con violenza dittatoriale. Quello del regista sembra essere quasi un monito contro chi risponde al fuoco con il fuoco, alla violenza con maggiore più violenza. Se la diseguaglianza – ormai problematica che riguarda tutto il mondo senza alcuna esclusione – non viene risolta civilmente, tutto ciò che può derivarne è solo una cosa: il caos.

 

 

 

The Purge in salsa messicana

Se la prima parte di Nuevo Orden si snocciola in ambienti chiusi, claustrofobici e tenendo il focus su pochi personaggi, dandoci però giusto alcuni elementi di background su quanto sta avvenendo al di fuori delle mura domestiche; una seconda parte è decisamente più larga. La rivolta popolare viene rovesciate. Foibe aperte. Persone schedate, numerate, tenute in schiavitù o perennemente controllate, al di là del loro ceto sociale.

Una copertura finemente costruita che non lascia superstiti. Non lascia testimoni. Tutti sono sacrificabili per un “bene più grande”, eccedendo nella violenza, nell’abuso.

Franco sposa un’iniziale struttura alla The Purge per poi sfociare nel dramma politico, dove la distopia è talmente tanto dosata da essere quasi invisibile. La verosimiglianza è tale da turbare, disturbare, accendere indubbiamente una miccia nell’intelletto dello spettatore. Cinema attivo che porta con sé una domanda e, al tempo stesso, pretende una risposta. Ma possiamo veramente darla? A giudicare da come vanno purtroppo gli eventi negli ultimi anni – in particolar modo quest’anno – direi che siamo ancora lontani dal poterla ottenere.

I governi si rovesciano, da destra si passa a sinistra e da sinistra si passa a destra, ma alla fine rimane tutto esattamente com’è. Perché? Perché fa troppo comodo ed è sempre più facile governare un popolo spaventato, arrabbiato e ignorante, di un popolo informato e civile.

 

 

I governi si rovesciano, da destra si passa a sinistra e da sinistra si passa a destra, ma alla fine rimane tutto esattamente com’è

Non tutto, però, è perfetto nella pellicola di Franco. Se Nuevo Orden colpisce senza ombra di dubbio per la tematica e per il modo di trattarla, al tempo stesso la pellicola appare abbastanza imperfetta, soprattutto nella sceneggiatura.

Il gusto del regista spesso e volentieri prende il sopravvento sulla narrazione, inserendo un prologo con diversi flash che non trovano un filo conduttore con il film. Alcuni personaggi – apparentemente importanti – ci vengono presentati per poi sparire e non sapere che fine hanno fatto. Lo scorrere del tempo anche è poco strutturato e spesso lasciato o al caso o all’invettiva dello spettatore. Quindi una scrittura un po’ scialba, grezza e goffa.

Non particolarmente interessanti gli attori e la loro interpretazioni. I personaggi sono abbozzati, sono vittime degli eventi e reagiscono a tutto passivamente. Anche nelle perfomance non c’è mai un momento realmente brillante e i dialoghi lasciano il tempo che trovano.

In conclusione della recensione di Nuevo Orden, notiamo come Michel Franco si sia concentrato più sul messaggio che sul contenitore vero e proprio. Una storia forte, realistica, brutale. Un film che non può non lasciare turbati o venir dimenticato facilmente, ma che accompagna anche nei giorni a seguire della proiezione.

Un film di genere sicuramente interessante e che non passerà inosservato al Festival, ma che al tempo stesso avrebbe potuto dare molto di più con una cura maggiore e più accorta nei confronti della struttura e dei dettagli.