Apple si è impegnata pubblicamente a sostenere la libertà di parola e d’informazione. La mossa dopo che un gruppo di azionisti e SumOfUs avevano accusato la dirigenza di fare troppe concessioni al Governo autoritario della Cina.
Un documento di quattro pagine, dove, pur esplicitando l’esigenza di dover rispettare le leggi locali, Apple si impegna a garantire e difendere i diritti umani di “chiunque entri a contatto” con l’azienda, a prescindere da dove essi vivano: consumatori, dipendenti, fornitori e aziende partner.
Sebbene il documento nasca da una mozione pubblica di SumOfUs, un gruppo di consumatori e azionisti che aveva pubblicamente accusato Apple di essersi piegata alle richieste del Governo autoritario cinese, in nessuna delle cinque pagine troviamo menzionate le parole “Cina” o “Partito comunista cinese”.
Ad ogni modo, nel documento troviamo scritto su bianco per la prima volta che laddove le leggi locali e i diritti umani riconosciuti dal diritto internazionale siano in antitesi, Apple si impegna a rispettare quest’ultimi, ignorando le pressioni dei Governi locali.
Apple, scrive il Financial Times, è stata pressoché costretta a prendere di petto la questione. L’azienda aveva provato ad eliminare la mozione dall’ordine del giorno del suo prossimo incontro con gli azionisti ma la SEC, l’autorità americana che sorveglia le aziende quotate in borsa, non l’ha permesso.
Per il momento c’è un impegno, ma a mancare, insistono i promotori di SumOfUs, sono gli organi interni deputati a monitorare le azioni dell’azienda assicurandosi che Apple mantenga fede alla parola data. Rischiano di rimanere parole al vento.
Nel 2017, ricorda sempre il Financial Times, Apple aveva eliminato674 app di VPN dalla versione cinese dell’Apple Store — cedendo alle pressioni del Governo di Pechino. Peccato che quelle app venissero usate dai cinesi per aggirare il “Grande Firewall” e comunicare con il resto del mondo, accedendo a servizi, come Facebook e Google, che altrimenti non potrebbero usare.