Facebook denuncia le commissioni dell’App Store, Apple gli boccia l’aggiornamento

Apple AirTag

Apple rigetta l’ultimo aggiornamento dell’app di Facebook, aggiornamento che avrebbe sottolineato agli utenti gli alti costi dell’App Store.

La bocciatura è stata oggi resa nota direttamente dall’azienda fondata da Mark Zuckerberg, la quale sottolinea come l’App Store abbia intenzione di nascondere ai propri utenti che il 30 per cento delle somme da loro spese finisca direttamente nelle tasche di Apple.

Con l’ultimo update, Facebook introduce sul social la possibilità di creare eventi a pagamento, ovvero ha deciso di “scavalcare” i siti terzi quali Vivaticket per proporsi come gestore diretto di tutte le transazioni.

Affermando di voler venire incontro alle criticità subite dai piccoli esercenti in periodo di crisi pandemica, l’azienda ha deciso di non reclamare alcuna commissione almeno fino al 2021, proposito che però viene incrinato dalle lapidarie policy di Apple.

 

 

Per sottolineare la situazione, Facebook aveva intenzione di segnalare sull’app dedicata la dicitura “Apple trattiene il 30% da questa transazione”, nota che Apple ha disapprovato, ritenendola un’informazione “irrilevante” per gli utenti.

Ora più che mai dovremmo avere la possibilità di aiutare le persone a comprendere che fine facciano i soldi che dovrebbero essere destinati alle piccole attività commerciali.

Sfortunatamente Apple ha rifiutato la nostra annotazione trasparente sulla loro tassa del 30 per cento, ma stiamo nondimeno lavorando per assicurarci che quell’informazione sia accessibile all’interno all’esperienza dell’app,

ha scritto Facebook nel comunicato.

Per garantire l’accettazione dell’aggiornamento, Facebook ha quindi dovuto cedere il passo, rimuovendo ogni traccia dello statement provocatorio. Soluzione che, in verità, era stata già debitamente presa in considerazione dal social e, anzi, veniva data un po’ per scontata.

Lo scontro tra Facebook e Apple si inserisce piuttosto in un panorama più ampio in cui l’azienda della mela viene ormai sempre più additata come multinazionale monopolistica che impone tassi di commissione non trattabili.

 

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