La recensione di L’Unico e Insuperabile Ivan, il nuovo film che dall’11 Settembre arriverà su Disney+ e che ci pone di fronte alla domanda: può una storia vera di per sé già incredibile diventare ancora più straordinaria? La risposta è sì, se di mezzo c’è Walt Disney e questo film ne è la prova.
A gran parte del pubblico italiano forse potrebbe risultare nuovo, ma si tratta di un must della narrativa per infanzia negli Stati Uniti, un classico contemporaneo nato proprio da una storia realmente accaduta e decisamente sorprendente.
Non soltanto Ivan rivela un’intelligenza e una personalità fuori dal comune, ma dimostra anche un’inclinazione artistica impensabile (o forse no?) per un esemplare di silverback come lui.
L’Unico e Insuperabile Ivan è diretto da Thea Sharrock e promette una vagonata di intrattenimento e sentimenti per spettatori di tutte le età, proprio come da miglior tradizione dei film Disney.
Ve ne parliamo in anteprima – naturalmente senza spoiler – dopo averlo visto in lingua originale.
La strada del film, proprio come quella del gorilla Ivan, è stata un po’ in salita: l’uscita era programmata nelle sale, ma la pandemia ha colpito anche questa opera… e così, per la gioia degli abbonati della piattaforma di streaming della casa di Topolino, la ritroveremo su Disney+ a disposizione di tutti.
L’Unico e Insuperabile Ivan è un film per famiglie, particolarmente adatto ai bambini di età sotto i 10 anni, ma questo non significa che non nasconda più di un motivo di interesse per i più grandicelli.
Questo racconto delicato e sognante su amicizia, senso della famiglia e scoperta di capacità e sensibilità impensabili è un tassello che va a incastrarsi perfettamente nel puzzle dei prodotti di grande respiro della Disney.
Certo, avere un gorilla come protagonista può sembrare un azzardo, ma esattamente come nel libro, nonostante l’aspetto possente e un po’ spaventoso, Ivan si conquista facilmente un posto nel cuore dello spettatore.
Attenzione: stiamo parlando di un film con animali parlanti in CGI, animali che chiacchierano amabilmente fra loro quanto gli umani (e forse un po’ meglio di certi umani) ma che gli umani non hanno la facoltà di comprendere.
Quando Ivan e i suoi amici parlano, quello che dicono è accompagnato dal movimento della bocca e delle espressioni del viso, non un semplice “pensiero” che fluttua nell’aria.
Questo è sempre stato un terreno scivoloso nel mondo del cinema, con esisti spesso non apprezzabili per quanto riguarda la “credibilità” o semplicemente la resa visiva della CGI che tutto muove e tutto porta in territori assurdi.
Sarà che invece questi animali in CGI sono realizzati in maniera eccellente, ma tutto funziona alla perfezione.
Anzi, in alcuni momenti ti dimentichi quasi che a parlare siano dei bestioni di qualche quintale (o pochi kg, nel caso di pappagalli e conigli).
Merito di un cast di voci eccezionale, che in originale schiera Sam Rockwell (Ivan), Danny DeVito (Bob), Angelina Jolie (Stella), solo per citare i più famosi.
In italiano avremo invece il buon Christian Iansante (voce storica di Sam Rockwell, ma anche Bradley Cooper e Andrew Lincoln) nei panni di Ivan, Stefano Fresi in quelli di Bob, Federico Cesari di SKAM Italia su Murphy il coniglio e Claudia Catani come voce dell’elefantessa Stella-Angelina Jolie (è la sua voce anche in Maleficent).
Dopo aver sgombrato il campo da questo aspetto, non certo secondario per quanto riguarda il godersi un film di un paio d’ore fatto di gorilla, elefanti, cani e foche che si scambiano pensieri, esperienze di vita e progetti futuri, passiamo al resto.
C’è Bryan Cranston. E quando c’è uno come lui, possiamo stare certi che la parte live-action riserverà qualche sorpresa.
Come al solito, Cranston si mette al servizio con grande mestiere di una sceneggiatura che gli riserva un personaggio con diversi chiariscuri.
L’attore americano – oltre ad aver imparato a pedalare su una microbicicletta da circo – ci mette anima e corpo e tutta la sua portentosa espressività per trasmettere le contraddizioni di un personaggio come Mack, padre-padrone di Ivan e compagnia.
Padre, perché ha letteralmente adottato il gorilla quando era un cucciolo e lo ha allevato come un figlio
Padre, perché ha letteralmente adottato il gorilla quando era un cucciolo e lo ha allevato come un figlio, pagando anche a caro prezzo a livello personale le gioie e i dolori di vivere con un animale del genere in casa.
Padrone, perché nonostante tutto Mack è il “capo” di Ivan e lo sfrutta come lo sfrutterebbe il padrone di un circo: il loro è un legame sincero ma complesso, che nel corso del film viene sviscerato e messo alla prova.
Agli occhi degli adulti ovviamente si presentano delle questioni etiche e morali che per i bambini risultato quasi invisibili, e qui sta una delle migliori carte del film.
Certo, rimane una grande favola dove poco viene problematizzato e molto romanzato, ma come in tante opere Disney ci sono aspetti che si possono ampliare e dibattere, e sappiamo bene che quando si parla di animali in gabbia (e sfruttati), c’è tanta carne al fuoco.
Ivan e compagnia, infatti, vivono e lavorano (Ivan in particolare da 27 anni!) in un centro commerciale che ruota attorno ad un piccolo teatro/circo dove Mack mette in scena il suo spettacolo composto dalle esibizioni dei suoi animali.
L’ambientazione è chiaramente anni ’80, con smartphone assenti e centro commerciale – sala giochi con tanto di cabinati di Pac-Man e compagnia bella.
L’attrazione principale dello spettacolo è Ivan, che con i suoi 400 chili e il ruggito possente, si sente addosso la responsabilità del suo ruolo di “headliner” e protettore degli altri animali.
Il grande cartello che invita chi passa dall’autostrada a fermarsi a vedere lo spettacolo presenta la sua sagoma che si batte il petto e mostra i denti, ma lui in realtà è gentile, pacato e riflessivo.
Un bravo attore, ecco che cosa è Ivan. Un altro interessante risvolto nella personalità di questo gorilla, che si ritrova a non essere più così sorprendente come è stato negli ultimi anni, mentre il pubblico diminuisce sempre di più
Questa “crisi”, da tradizione, dà avvio alla storia che vede arrivare una nuova elefantina, che sarà presa sotto l’ala protettiva dell’elefantessa Stella e poi di Ivan stesso, prima spodestato dal suo ruolo di protagonista e poi quasi-tutore dell’ultima arrivata.
Tutto questo mentre dall’amicizia con la figlia del custode del piccolo circo, Julia, Ivan scoprirà di poter riuscire a fare qualcosa che tutti pensano impossibile.
Qualcosa che potrà rappresentare non soltanto il suo “riscatto” artistico, ma anche un’insperata fonte di cambiamento.
Dire di più sarebbe troppo, quindi vi lasciamo il gusto di versare qualche lacrimuccia e sorridere di gioia dalla visione del film.
Resta solo da sottolineare che ai più attenti non sfuggirà un bel tocco di poesia con il tema del racconto che funge da molla per recuperare la memoria dei momenti importanti della vita.
In conclusione della recensione di L’Unico e Insuperabile Ivan è un film toccante e sincero, che riempie l’anima con il suo grande cuore.
E che dimostra come si possa utilizzare la CGI in maniera massiva in modo assolutamente armonico e coerente con le emozioni che si vogliono veicolare.
Buona visione… e per citare Mack-Cranston:
Ecco a voi, solo per i vostri occhi, l’unico e insuperabile Ivan!