Le odierne prospettive politiche fanno rivedere le stime ONU sulla sovrappopolazione mondiale, ma la situazione è tutt’altro che rosea.

Uno importante studio pubblicato ieri, martedì 14 luglio, suggerisce che la popolazione mondiale del 2100 sarà composta da “sole” 8.8 miliardi di persone, più di due miliardi al di sotto delle proiezioni supportate dalle Nazioni Unite.

Per avere un metro di paragone, attualmente si ipotizza che il pianeta Terra ospiti circa 7.5 miliardi di umani, una cifra importante che inizia a mettere in dubbio la sostenibilità del nostro stile di vita se non altro perché gli indicatori di sviluppo demografico si assestano su una curva in rapida salita.

La nuova indagine ci rassicura sul fatto che il potenziale dilemma ambientale legato a una sovrappopolazione smodata sia meno acuto del previsto, allo stesso tempo ci prospetta anche un futuro che è deprimente sul piano delle politiche economiche.

Più di venti Paesi, tra cui l’Italia, vedranno dimezzata la propria popolazione. Non solo, i cittadini saranno sempre più vecchi. Si creerà un profondo baratro nella forza lavoro, una mancanza che andrà a incidere significatamene sulle possibilità produttive dei governi coinvolti.

 

forza lavoro

 

Diversa sarà la situazione delle nazioni sub-sahariane, con le stime che suggeriscono come tra ottant’anni gli abitanti africani potranno essere triplicati, raggiungendo i 3 miliardi.

A contendersi il Prodotto Interno Lordo (PIL) più generoso saranno Cina e Stati Uniti, seguite a ruota dall’India. Giappone, Francia, Germania e Inghilterra riusciranno comunque a rimanere nella top ten, mentre la Russia calerà fino al quattordicesimo posto della classifica.

Drammatico il declino dell’Italia. Secondo i ricercatori, il Bel Paese riuscirà a preservare la sua posizione per altri dieci anni, ma entro il 2050 dovrà ritirarsi al quattordicesimo posto, quindi crollerà al venticinquesimo entro il 2100.

 

PIL

 

In ogni caso bisogna ricordare che questi calcoli, viste la notevole quantità di variabili prese in considerazione, sono sempre da interpretare con spirito critico, ovvero vanno letti più come ammonimenti verso il presente, che come fataliste proiezioni premonitrici.

 

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