Il timore dei nativi americani, quello di essere spazzati via dal coronavirus, si sta trasformando in triste realtà: la Navajo Nation ha superato per numero di contagi sia New York che il New Jersey.
I nativi da sempre sono stati abituati a combattere delle battaglie più grandi di loro, contro i conquistatori, l’uomo bianco che voleva accaparrarsi le terre ricche di oro e minerali, contro la modernità, contro i governi che volevano realizzare oleodotti ma purtroppo la battaglia che adesso stanno combattendo non riesce a trovare una difesa adeguata.
Il coronavirus sta letteralmente decimando le tribù stanziate nell’Arizona settentrionale, nello Utah e nel Nuovo Messico che non hanno né difese immunitarie sufficienti, né strutture ospedaliere in grado di fronteggiare l’emergenza Covid-19.
Il rischio dell’infezione è tra i più alti del mondo con i morti che stanno raggiungendo stati ben più grandi. Come spiega la CNN con numeri alla mano, nell’ultimo censimento del 2010, i Navajo erano poco meno di 174 mila.
Oggi ci sono oltre quattro mila casi di coronavirus, mentre New York ne ha quasi due mila e il New Jersey quasi mille e settecento. I Navajo non hanno strutture per potersi curare e in molte zone non c’è acqua potabile il che rende complicato eseguire il miglior metodo di prevenzione che conosciamo oltre la classica mascherina: il lavaggio frequente delle mani.
Il tasso delle infezioni è fra i più alti al mondo e il numero di morti sta raggiungendo quello di stati che hanno una popolazione quindici volte superiore rispetto agli abitanti della riserva: 3.204 sono stati i casi registrati finora, 102 le vittime.
La mancanza di acqua potabile rende difficilissimo l’igienizzazione delle mani. Ma nonostante la nazione abbia avviato un lockdown in entrata e in uscita, la situazione è drammatica, spiega il presidente della Navajo Nation Jonathan Nez.
Con le poche difese immunitarie, gli spazi ristretti e affollati in cui vivere risulta letteralmente impossibile fronteggiare questa pandemia.
Purtroppo la nazione Navajo non ha ricevuto un centesimo degli otto miliardi di dollari assegnati alle comunità dei nativi americani come parte del CARES Act approvato a Washington il 18 marzo.
Ricordiamo poi, che quando i nativi hanno chiesto forniture mediche si erano visti recapitare intere scatole di sacche bianche sterilizzate per inserire cadaveri e che gli aiuti sono arrivati solo dall’Irlanda in memoria di una vecchia generosità.
La comunità aveva infatti inviato denaro agli irlandesi, durante la cosiddetta carestia delle patate. Attualmente con loro c’è anche il team di Medici Senza Frontiere che però senza gli strumenti adatti è in enorme difficoltà.
Gli ospedali non sono attrezzati per affrontare il nuovo coronavirus, ci sono pochi letti in terapia intensiva e bisogna spostare i contagiati in altre città con il rischio di diffusione. In un comunicato stampa, la Navajo Nation spiega che secondo gli esperti, il picco è proprio in questo periodo.
Si stanno facendo più test, ma il problema è che poi i contagiati devono per forza di cose vivere a stretto contatto con gli altri membri della famiglia, senza considerare che in molte zone c’è un vero e proprio deserto alimentare, ovvero non ci sono negozi alimentari e bisogna necessariamente spostarsi.
- CNN/The Navajo Nation/Washington post
- I Navajo rischiano di scomparire per sempre (greenme.it)