La Luna potrebbe finire in mano ai privati o diventare oggetto di singolar tenzone fra Stati, come una vera e proprio corsa allo spazio? Forse sì secondo l’attuale amministrazione USA.
Ad oggi la Luna viene considerata dalla comunità internazionale una risorsa condivisa a livello globale, come qualunque altra regione che si trova al di fuori della Terra. Tuttavia diverse compagnie spaziali private stanno già progettando di esplorare la Luna per trovare materie prime come l’acqua o l’elio-3, quest’ultimo potenzialmente utile nei reattori nucleari a fusione, e altri elementi molto rari sulla terra e prezioni per la produzione elettronica.
Ovviamente resta da vedere quanto sia facile trovare in grandi quantità queste materie sulla Luna, e quanto sia poi fattibile trasportarle sulla Terra.
Tuttavia, anticipando un eventuale interesse commerciale attorno alla Luna, l’amministrazione Trump ha creato nuove regole su come le società potrebbero trarre profitto dalle operazioni lunari, ma anche su asteroidi o eventualmente altri pianeti. Regole che vanno però in conflitto con un trattato internazionale di lunga data che, tra l’altro, gli USA hanno rispettato ma a cui non hanno mai formalmente aderito.
Sembra inoltre che gli USA stiano incoraggiando altre nazioni ad abbracciare questa nuova prospettiva “capitalista” sull’estrazione spaziale. L’amministrazione Trump respinge dunque l’idea che lo spazio sia un “bene comune”, così come spesso hanno fatto i suoi predecessori negli ultimi 40 anni di storia per altre risorse: ad esempio, gli USA non hanno ratificato la Convezione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, ad esempio, concordata nel 1982 ed entrata in vigore nel 1994.
Si tratta di un accordo internazionale sui diritti e le responsabilità degli Stati nell’utilizzo dei mari e degli oceani, definendo linee guida che regolano le trattative, l’ambiente e la gestione delle risorse minerali.