Scalciando e pagaiando il mini rover marziano è pronto ad affrontare le sfide di free climbing su terreni accidentati: una nuova tecnologia lo renderà capace di muoversi anche sulle superfici planetarie più impervie senza impantanarsi nella sabbia.
Meglio non impantanarsi con i mezzi sulla Terra, figuriamoci poi se siamo a 225 milioni di chilometri e non c’è nessuno che può soccorrerci.
Ecco perché il nuovo Mini Rover combinerà movimenti diversi come la camminata, la rotazione e la “scalciata rotante posteriore” per andare a zonzo senza timori per le superfici dissestate della Luna o di Marte.
Un team di ricercatori del Georgia Institute of Technology, in collaborazione con la sezione di robotica della NASA e con l’Esercito statunitense, ha sperimentato con successo un nuovo modello di rover destinato ad affrontare le future sfide dell’esplorazione planetaria.
Il Mini Rover è dotato di un complesso sistema di locomozione con quattro ruote che possono agire con numerosi gradi di libertà.
Il Mini Rover appena testato in laboratorio, è dotato di un complesso sistema di locomozione e di quattro ruote in grado di agire con numerosi gradi di libertà combinando movimenti diversi come la camminata, la rotazione e un movimento simile a quello della pagaia, soprannominato dai ricercatori scalciata rotante posteriore, grazie alla quale riuscirà a cavarsela in qualsiasi situazione tra le colline di qualche pianeta del sistema solare.
L’idea del Mini Rover è stata ispirata dal prototipo del rover Rp15, pensato dagli ingegneri del Johnson Space Center della Nasa nel 2015 per il progetto Resource Prospector e destinato all’esplorazione delle zone polari della Luna. Rp15 era dotato di quattro ruote capaci di muoversi su e giù e di “spazzare” il terreno nel caso in cui la sola rotazione non fosse stata sufficiente a farlo procedere sulla superficie della Luna, configurandolo come un pioniere del suo genere e aprendo le porte alla nuova generazione di rover.
Abbiamo utilizzato il nostro Mini Rover senza doverci preoccupare di fare danni al vero rover a cui ci siamo ispirati – RP15 – concentrandoci su soluzioni completamente nuove per superare i limiti delle prestazioni dei rover attualmente in attività e sperimentando nuovi schemi di movimento.
Ha raccontato il primo autore dello studio, Siddharth Shrivastava, studente di ingegneria meccanica del Georgia Institute of Technology.
La particolarità di questo nuovo rover è la capacità delle sue ruote posteriori di divincolarsi muovendosi in modo indipendente una dall’altra, sollevandosi e ruotando con un movimento che potrebbe ricordare quello della pagaia in acqua o di un bambino a carponi che si scrolla la sabbia da mani e piedi.
Dan Goldman, del Georgia Institute of Technology spiega:
l’accumulo di materiali friabili può creare problemi all’avanzamento del rover sulla superficie. Questo tipo di rover è in grado di tirarsi fuori dai pasticci con disinvoltura. Il materiale sdrucciolevole e sabbioso che incontra viene spostato dalle ruote anteriori creando un avvallamento locale per le ruote posteriori che il rover è capace di gestire in autonomia, adattando il suo movimento all’ostacolo e riuscendo a proseguire nel suo percorso.
Il nuovo Mini Rover quindi promette davvero bene e se la caverà alla grande su qualunque superficie planetaria. Sebbene sia progettato per l’esplorazione del suolo lunare o di altri pianeti, le nuove conoscenze tecnologiche potranno essere applicate anche agli spostamenti terrestri in condizioni particolarmente difficili… chissà quindi se presto ci arriverà un nuovo “Regalo dallo spazio“.
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