Secondo a una ricerca svedese, la terapia cognitivo-comportamentale aiuterebbe a rallentare l’invecchiamento.

Lo psicologo Kristoffer Månsson del Karolinska Institute ha pubblicato a dicembre su Translational Psychiatry uno studio che solo di recente ha iniziando a ottenere visibilità. La sua indagine suggerisce che la psicoterapia non sia solamente in grado di abbassare i livelli di ansia, ma che aiuti anche ad arginare la senescenza.

Nell’affrontare periodi difficili, abbiamo spesso l’impressione che le fatiche subite stiano reclamando anni della nostra vita. Si tratta di una sensazione comune che ha un fondamento scientifico. Numerose ricerche riconoscono infatti che depressione, ansietà e disordini psicologici contribuiscano a ridurre le aspettative di vita.

 

stazione ferroviaria

 

Stando alla teoria della senescenza replicativa, le cellule hanno una durata limitata: a un certo punto smettono di moltiplicarsi e il corpo a cui appartengono inizia a manifestare i segni del decadimento. A determinare il lasso vitale delle cellule sarebbero i telomeri, delle “guaine” che proteggono i cromosomi, ma la cui efficacia si riduce a ogni singola replicazione cellulare.

Molti studi hanno già ricollegato lo stress all’accorciamento dei telomeri, ma Månsson ha voluto compiere la strada in senso inverso, ovvero ha cercato di stabilire se un incremento del benessere psicologico sia in grado di salvaguardare l’enzima telomerasi. In altre parole, se una buona terapia sia in grado di alterare la velocità di “invecchiamento”.

Per provare la sua tesi, lo scienziato ha raccolto a distanza di nove settimane due campioni di sangue da 46 pazienti afflitti da disturbi d’ansia sociale. Successivamente ha sottoposto i detti soggetti a nove settimane di cure cognitivo-comportamentali online, quindi li ha esaminati attraverso nuovi test ematici.

 

uomo in strada

 

I risultati dei primi due prelievi riportano dati pressoché identici, ma il terzo ha mostrato un incremento di glutatione perossidasi, un enzima antiossidante che contrasta il logorio dei telomeri da parte dei radicali liberi. Non solo, i pazienti che hanno ricevuto maggiori benefici dal trattamento psicologico sono anche coloro in cui si è registrata una crescita di telomerasi.

La ricerca non fornisce ancora dati determinanti e andrà sicuramente replicata, ma è passo significativo nello studio di come i cambiamenti comportamentali siano in grado di influenzare la salute a livello molecolare.

«La psichiatria è molto divisa tra psicologia e biologia», ha commentato al Scientific American la psicologa clinica Josine Verhoeven, autrice di ricerche sull’invecchiamento cellulare. «Questo documento connette i due campi, [dimostrando che] non si tratta solamente di qualcosa che hai nella testa – è anche nel tuo corpo».

 

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