Dopo 6 anni, giunge al termine la battaglia legale tra Twitter e lo Stato Americano sulla trasparenza riguardante le richieste di sorveglianza fatte dallo stato all’azienda.

Un portavoce di Twitter ha rivelato che, in giornata, un giudice ha decretato che le richieste di sorveglianza fatte dallo Stato Americano ad un qualunque social (in questo caso quello di Larry l’uccellino) non possono essere rivelate nel dettaglio. La motivazione, a detta del giudice Yvonne Gonzalez Rogers (che ha appunto messo fine a questa battaglia legale) sarebbe la possibilità di mettere in pericolo la sicurezza nazionale.

La storia è partita nel 2014, quando nacque il problema legato alle richieste fatte dal governo americano alle aziende che trattano dati privati. Mentre competitor come Google, Facebook e Microsoft scelsero di accettare un accordo che da il permesso a queste aziende di rivelare ogni anno quante richieste sono state fatte (per quanto riguarda la sorveglianza) e quante persone sono state controllate, Twitter si era rifiutata. Il policy director Jeremy Kessel aveva affermato, con un post sul blog di Twitter, il fatto che ci fossero pochi dettagli in queste informazioni rivelabili, andando contro le politiche di trasparenza del brand.

 

 

Twitter ha subito commentato questa conclusione come deludente, bollando ora come allora queste limitazioni come un danno alla libertà di parola. La spokeperson di Twitter, oltre ad annuciare il risultato, ha affermato:

Crediamo che sia vitale che il pubblico veda le richieste che riceviamo, e come lavoriamo per bilanciarci tra le informazioni che ci chiedono, la nostra voglia di supportare la possibilità dei nostri utenti di pubbicare su Twitter, e il nostro obbligo di proteggere le persone da eventuali danni.

L’azienda dell’uccellino blu si è detta non intenzionata a fermarsi, affermando la voglia di continuare a combattere affermando che la libertà di espressione fa parte delle loro fondamenta.