Nella maggior parte degli animali, le femmine sono più grandi dei maschi. Ma non nei mammiferi.
Come si è venuta a creare questa differenza e quali sono state le spinte evolutive che hanno portato i maschi di mammifero a superare le femmine per quanto riguarda le dimensioni corporee?
Il dimorfismo della dimensione sessuale è a favore dei maschi nella maggior parte delle specie di mammiferi per quel che riguarda le dimensioni corporee.
Una spiegazione accettata è che il dimorfismo sessuale nei mammiferi si è evoluto dalla selezione sessuale trai maschi.
Un recente studio del Laboratorio de Biología del Comportamiento, IBYME‐CONICET di Buenos Aires cerca di capire se ci sono altre cause di questo fenomeno.
Questa ipotesi è stata testata nei primati, mettendo in relazione il dimorfismo della dimensione sessuale con sette aspetti dell’intensità della selezione sessuale: rapporto sessuale operativo, sistema di accoppiamento, competizione tra maschi, rapporto sessuale di gruppo, dimensione del gruppo, percentuale massima di accoppiamento (percentuale di copulazioni osservate che coinvolgono il maschio di maggior successo ) e paternità totale (una stima genetica della percentuale di giovani generati dal maschio di maggior successo).
In questa analisi pubblicata su Mammal Review gli autori hanno usato il dimorfismo della dimensione sessuale come variabile dipendente e ciascuna delle sette misure di intensità della selezione sessuale come variabili indipendenti.
Questa analisi comparativa è stata condotta con i dati di 50 specie esistenti di primati, tra cui Homo sapiens, Pan troglodytes e Gorilla spp.
Lo studio ha dimostrato che il dimorfismo sessuale è correlato in maniera positiva alle quattro misure di monopolizzazione femminile (rapporto sessuale operativo, sistema di accoppiamento, competizione tra maschi e rapporto di sesso di gruppo) e in alcuni casi alla dimensione del gruppo, ma non è associato, invece, alla percentuale di accoppiamento massima o alla paternità totale.
Ulteriori analisi hanno indicato che la percentuale massima di accoppiamento e la paternità totale erano associate negativamente alla dimensione del gruppo
Questi risultati sono previsti dalla teoria dell’inclinazione riproduttiva: in grandi gruppi, i maschi possono perdere il controllo del comportamento sessuale degli altri membri del gruppo o concedere opportunità riproduttive agli altri.
I risultati sono anche coerenti con l’evoluzione del dimorfismo delle dimensioni sessuali prima della poliginia, una relazione poligamica che si instaura tra un individuo di sesso maschile e due o più individui di sesso femminile, a causa degli effetti della selezione naturale, piuttosto che sessuale.
Negli uccelli, lo studio della paternità molecolare ha mostrato che la varianza nel successo riproduttivo maschile è molto più elevata di quanto previsto dal comportamento.
Nei mammiferi, studi recenti hanno iniziato a mostrare la tendenza opposta, ovvero che l’intensità della selezione sessuale è inferiore alle aspettative della poliginia.
I risultati di questa analisi comparativa del dimorfismo delle dimensioni sessuali e dell’intensità della selezione sessuale nei primati suggeriscono che l’uso della teoria della selezione sessuale tra maschi per spiegare l’evoluzione della poliginia e il dimorfismo sessuale nei mammiferi dovrebbe essere rivisto e che la selezione naturale dovrebbe essere considerata insieme a quella sessuale come motore evolutivo del dimorfismo della dimensione sessuale e della poliginia nei mammiferi.
Qui lo studio completo:
- Sexual size dimorphism and sexual selection in primates (onlinelibrary.wiley.com)