La London Metropolitan Police da gennaio ha messo a pieno regime una tecnologia di riconoscimento facciale per rintracciare i ricercati. Il sistema ha già scansionato 8.600 volti, ma soltanto in un caso la tecnologia ci ha preso.

Il sistema di riconoscimento facciale usato dalla polizia di Londra aveva infatti portato ad 8 match: otto individui che sono stati identificati come ricercati sulla base dei dati inseriti nel database delle forze dell’ordine del Regno Unito. Sette casi su otto erano in realtà dei falsi positivi, soltanto uno dei match ha portato all’identificazione di una persona realmente ricercata dalle autorità. Si tratta di un risultato non particolarmente incoraggiante: il sistema ha fatto cilecca nell’86% dei casi.

Le telecamere per l’identificazione dei ricercati sono attualmente in uso esclusivamente nella zona di Oxford Circus.

La Metropolitan Police ha già spiegato che il database usato include esclusivamente individui ricercati per crimini particolarmente seri, come reati violenti o legati al terrorismo.

We want the public to know that we are there and want to provide reassurance that we are working to make London safer.

hanno dichiarato gli agenti.

Una precedente ricerca dell’Università di Essex aveva attribuito alla tecnologia usata dalla Metropolitan Police di London un tasso di falsi positivi di 4 a 1.

 

 

In Unione Europea si sta parlando in questi giorni della possibilità che venga costituito un registro unico per il riconoscimento facciale, condiviso da tutte le forze dell’ordine degli Stati membri e integrato con il sistema di Prum. Un’ipotesi suggerita da alcuni documenti interni, e formalmente mai divulgati al pubblico, ottenuti da The Intercept.

Soltanto all’inizio dell’anno sembrava che la direzione che avrebbe preso l’UE su questa controversa tecnologia sarebbe stata decisamente diversa da quella anticipata dal report divulgato dal The Intercept: un altro documento interno della Commissione lasciava intendere che l’UE avrebbe adottato una moratoria sul riconoscimento facciale per un periodo di almeno 5 anni. Quando la settimana scorsa la Commissione ha pubblicato il suo White Paper sull’IA, della moratoria non c’era già più traccia.

Inutile dire che esperimenti dal dubbio successo come quelli portati avanti fino ad oggi dal Regno Unito e da alcuni Stati americani non fanno altro che rafforzare la tesi degli attivisti pro-privacy che reputano il riconoscimento facciale non solo inefficace, e quindi pericoloso, ma anche intrinsecamente incompatibile con la democrazia.