La Cina negli ultimi anni ha costruito un imponente ed inquietante sistema di sorveglianza che fa in larga parte uso della tecnologia di riconoscimento facciale. Ma ora che l’epidemia del nCoV ha fatto scattare l’obbligo di mascherina, è diventato inutilizzabile.

Lo sostiene un report di Quartz, che si riferisce in particolare a due delle più grandi province cinesi, tra cui ovviamente c’è quella di Wuhan, dove il Governo ha imposto ai cittadini l’uso delle mascherine in pubblico.

Ma il riconoscimento facciale non è soltanto una questione di sorveglianza in Cina: è usato come metodo di identificazione per una larghissima gamma di servizi.

Si usa per validare le transazioni, per entrare in alcuni condomini e, ovviamente, per sbloccare lo smartphone. Il risultato, leggendo i commenti di alcuni cinesi su Weibo, la super-app/social network più popolare del Paese, è grottesco.

I dati biometrici, tra cui il riconoscimento facciale, sono di vitale importanza nella vita quotidiana dei cinesi. “Si usano per ogni cosa, dall’ordinare al fast-food, a prenotare i voli, e addirittura nei bagni per impedire che gli avventori utilizzino troppa carta igienica“, si legge su Quartz.

È evidente che questa sia una questione decisamente marginale nella più ampia e drammatica fotografia generale dell’epidemia da coronavirus, ma rimane comunque un capitolo sicuramente insolito e inaspettato nel racconto dei numerosi problemi che il virus sta creando non soltanto alla salute, ma anche all’economia e alla società cinese.