Alcuni ricercatori hanno analizzato le condizioni d’uso di oltre 11.430 app inserite nel Play Store. È venuto fuori che almeno il 14.2% di queste ha policy sulla privacy contraddittorie.

Per analizzare un numero così elevato di app in poco tempo è stato creato ed utilizzato un tool chiamato PolicyLint, progettato per individuare le contraddizioni nelle policy dei servizi digitali.

Le app contestate dai ricercatori presentano frasi apertamente in contrasto tra di loro o interi periodi che da un punto di vista dell’analisi logica non hanno alcun senso.

Altre contraddizioni sono più subdole, e dipendono dalla classificazione legale dei dati. Ad esempio alcune policy riportano in un paragrafo che l’app non raccoglie dati personali, salvo dire in quello successivo che l’app raccoglierà l’indirizzo email e il nome dell’utente, che ovviamente sono entrambi dati personali.

L’altro elemento interessante è che i ricercatori, membri di un team eterogeneo di esperti di privacy e tech policy, hanno contattato circa 200 delle aziende dietro le app che presentavano questo problema. Hanno risposto soltanto in 11, di cui uno ha contestato l’osservazione dei ricercatori sulla classificazione dell’email come dato personale.

Secondo l’azienda una email non contiene sempre informazioni personali, ma dipenderebbe dall’indirizzo: ad esempio, secondo la loro tesi, mario.rossi@gmail.com conterrebbe informazioni personali, mentre aodnaondoasn@gmail.com no.