Le tempeste che spazzano l’oceano potrebbero essere abbastanza intense da riuscire a scuotere il fondo marino, producendo un nuovo tipo di terremoti.

Questi “stormquake“, descritti in un nuovo studio su Geophysical Research Letters, rappresentano un nuovo tipo di interazione tra l’atmosfera terrestre, gli oceani e la crosta.

A differenza dei terremoti, essi sono generati dalle masse d’acqua scosse dalle forti tempeste, che impattano ripetutamente il fondo marino.

A differenza dei terremoti, gli stormquake sono generati dalle masse d’acqua scosse dalle forti tempeste, che impattano ripetutamente il fondo marino.

Gli scienziati autori dello studio, ritengono che la topografia del fondo giochi un aspetto importante nella generazione delle onde sismiche.

L’uragano Sandy, per esempio, non ha prodotto nessuna perturbazione sismica registrabile: questo perché nel luogo dove ha colpito, il New Jersey, il fondo marino discende dolcemente verso la piana abissale dell’oceano.

 

La carta delle analisi sismiche

 

A differenza dell’uragano Bill, che nel 2009 ne produsse molte, probabilmente perché nella zona dove colpì, il Newfoundland, la scarpata continentale è molto ripida: questo permise alle onde prodotte dall’uragano di percuotere la piattaforma continentale come fosse un gigantesco incudine, generando piccole e ripetute onde sismiche (non percepibili dall’uomo).

Per definire uno “stormquake“, la fonte dei dati sismici deve soddisfare diversi criteri: deve essere registrata durante un giorno di tempesta, non essere parte di un evento sismico conosciuto e fare parte di uno sciame sismico rilevato lo stesso giorno.

Durante una giornata infatti gli scienziati hanno identificato anche più di 14000 eventi lungo tutta la costa est e ovest del Canada e degli Stati Uniti, nonché nel Golfo del Messico, in registrazioni durate da Settembre 2006 fino a Febbraio 2015.