Un programma per bambini. Sei sospettati. Un omicidio. Ecco come si apre Il Caso Ziqqurat, la prima web serie interattiva diretta da Fulvio Risuleo e prodotta da Artchivio e Cloud9 Film, dove a scoprire chi è stato l’assassino siete proprio voi.
In quello che sembra essere un vero e proprio Cluedo, ambientato però all’interno de L’Albero Azzurro o La Melevisione, Il Caso Ziqqurat unisce la nostalgia degli anni ’90 (che prepotentemente sta tornando all’attacco) alla passione verso il mondo del thriller e del giallo, il tutto all’interno di un format seriale che sta iniziando a prendere piede negli ultimi anni: l’interattività.
Lo spettatore ormai è stanco di essere un semplice utente passivo. Vuole qualcosa di più. Pretende qualcosa di più. Da questa esigenza sono nate le prime sperimentazioni interessanti, l’ultima e più conosciuta il recente Black Mirror: Bandersnatch di Netflix.
Del resto, solo Black Mirror poteva aprire l’occhio verso il futuro dell’audiovisivo e rendere lo spettatore il fautore del destino del protagonista, portandolo di fronte ad una serie di diverse scelte e possibilità. E se siamo arrivati a tanto, sicuramente il merito non può non essere che dei videogiochi, che ci hanno insegnato ad essere parte attiva di una storia, a fare determinate scelte e poi pagare il peso delle eventuali conseguenze.
In questo caso Il Caso Ziqqurat strizza non poco l’occhio al mondo videoludico, portando lo spettatore nei panni di un investigatore, quasi fosse una sorta di Hercule Poirot. E non uso a caso questo nome, perché Il Caso Ziqqurat prende ispirazione proprio dal giallo vecchio stile, quello di Agatha Christie dove ogni storia si apre con un morto e tutti i sospettati vengono riuniti in una sola stanza, in attesa di essere interrogati, analizzati e sviscerati, prima di scoprire chi tra loro è il colpevole.
E nei suoi gialli Agatha Christie tendeva sempre a privilegiare il ruolo del lettore, cercando di dargli tutti gli indizi necessari per metterlo nella stessa posizione di Poirot, aiutandolo a risolvere l’enigma, il mistero.
Fulvio Risuleo con il suo Il Caso Ziqqurat fa la stessa cosa: muovendosi in quello che sembra essere Trappola per topi o Signori, il delitto è servito all’interno, però, de La Melevisione, fa diventare lo spettatore un tutt’uno con l’investigatore, mettendolo nella condizione di portare avanti l’indagine, ascoltando i sospettati, confrontandosi con il pensiero del detective, prendendo appunti e poi facendo una scelta.
Ma come avviene il tutto?
Il Caso Ziqqurat si apre con un primo episodio, l’unico dalla durata di 7:55 ovvero “La Prova”. Il tutto si svolge durante la diretta di un programma per bambini incentrato sulla figura di Zigguro, un saggio elefante rosa che in ogni episodio lancia un indovinello per i bambini a casa.
A far parte dello show troviamo la presentatrice Sofia (che è esattamente la Sonia Ceriola di Super 3), l’esploratore John/Rodolfo (Antonio Bannò) e l’enigmatica Masako (Sonia Zhou Fenxia).
A completare il programma nel dietro le quinte troviamo il tecnico tuttofare Ettore (Giovanni Esposito), la giovane attrezzista Olivia (Federica Sabatini) e il truccatore Franco (Danilo Bertazzi, si proprio Tonio Cartonio).
E poi il cuore del programma: Bruno, ovvero l’uomo dietro la maschera da elefante, l’assassinato.
Durante la messa in onda, Bruno cade accidentalmente dalla sua piramide e muore lasciando rotolare la testa del suo Elefante lungo le scale, quasi come se con lui anche Ziqqurat fosse morto. Da qui inizia la storia, l’Agenzia Assicurativa chiama un investigatore per scoprire se dietro la morte di Bruno si nasconde un banale incidente o qualcosa di più.
Arrivati a questo punto il format si compone da sei mini video, tra i 2 e i 3 minuti, composti dalle dichiarazioni di ogni singolo sospettato. I video possono essere visti sia in modo semplice che accompagnati dal commento del detective.
Alla fine, con la possibilità di prendere anche appunti, si deve scegliere chi, secondo voi, è l’assassino e scoprire se la risposta è giusta. Nel caso, si potrà sbloccare l’ultimo video di epilogo, altrimenti bisognerà ritentare.
Sicuramente Il Caso Ziqqurat è un esperimento grezzo, un po’ rudimentale, ma che dentro di sé non solo rappresenta la voglia e il desiderio di creare qualcosa di nuovo e al passo coi tempi, rendendo lo spettatore ancora più partecipe della narrazione, ma cerca anche di strizzare l’occhio all’effetto nostalgia, riportando in vita quegli amati programmi degli anni ’90 che hanno accompagnato le nostre mattinate o pomeriggi.
Un mix tra innocenza e perversione, tra programmi per l’infanzia e omicidi, con l’uso geniale proprio di quelle icone al centro dei programmi culto dell’epoca, che si traduce in un’operazione interessante che, sicuramente, può darci diversi stimoli e spunti per il futuro.
Trovate Il Caso Ziqqurat in questo minisito dedicato.