La struttura narrativa de L’ultima tentazione di Cristo caratterizza anche altri titoli cinematografici e televisivi, in varie forme e rielaborazioni.
Nel 1988 Scorsese dirige L’ultima tentazione di Cristo, film tratto dall’omonimo romanzo di Nikos Kazantzakis, che scatenò grandi polemiche e accuse di blasfemia.Tralasciando le peripezie produttive, la pellicola rimane una delle più sentite e personali opere di Scorsese. Quel che scatenò le critiche risulta però un elemento di raro interesse nel tessuto cinematografico e televisivo delle ultime decadi.
Il film infatti dopo aver narrato le vicende del Vangelo (pur dichiarandosi non fedele ad esso), giunge al momento topico della crocefissione e svolta radicalmente tirando una linea temporale alternativa, nella quale Gesù non si sacrifica, ma viene salvato.
Assistiamo quindi al rifiuto da parte del Cristo di raggiungere nel dolore e nella passione intesa nel senso più profondo la sua natura divina per abbracciare la sua componente umana e carnale e rifiutando di cedere allo spirituale.
Scorsese ci mostrerà pertanto una raffigurazione del Nazareno che, rigettando il suo ruolo di prescelto, si dedica ad una esistenza fatta di eventi quotidiani, di mogli e figli, fino a raggiungere la vecchiaia.
A ridosso della morte il Cristo si rende conto di voler essere il Messia, di aver ceduto alla tentazione, l’ultima e la più importante, ovvero quella di essere uomo e corpo e non Dio e spirito. Da questa profonda e straziante conflittualità sarà spinto infine a chiedere al creatore di poter morire sulla croce e, nella scena successiva, lo troviamo sul Golgota, in una immagine iconografica che si rifà ad un dipinto di Antonello da Messina.
La deviazione narrativa si risolve in un ritorno al punto di acme del conflitto interiorizzato, fino a virare verso lo sguardo del Cristo morente, le cui palpebre si chiudono mentre la pellicola impressiona lampi di rosso e bianco per descrivere il momento ultimo in cui il corpo percepisce la luce fino a perdersi in essa, per trascendere in uno sguardo, tanto del protagonista quanto puramente cinematografico, che si smarrisce nel non impressionabile, nell’astrazione dell’eterno.
Tale struttura narrativa è riscontrabile anche in altre pellicole molto lontane apparentemente dal film di Scorsese.
L’ultima tentazione
di Donnie Darko
In Donnie Darko di Richard Kelly vediamo il protagonista venire svegliato da una figura spettrale e demoniaca che, conducendolo via dalla sua camera da letto, lo salverà da morte certa e gli rivelerà la data della fine del mondo.
Da questo momento vedremo il protagonista vivere gli ultimi 28 giorni in una linea temporale alternativa nella quale sperimenterà l’amore e agirà la sua follia smascherando attraverso essa la vera natura del mondo in buona parte fatta di pure facciate, di falsità e di peccatori che lo circondano. La sua sopravvivenza è però così distruttiva da determinare la fine di tutto quel mondo.
Del resto anche ne L’ultima tentazione di Cristo (esplicitamente citato nella scena del cinema), il rifiuto del supremo sacrificio portava ad un mondo fatto di fiamme e distruzione.
Nel finale del film di Kelly vediamo Donnie tornare al momento immediatamente precedente l’incidente mortale e sacrificarsi consapevolmente per essere il salvatore e far continuare a esistere l’universo e le persone a lui care.
L’ultima tentazione di Joe
In Looper di Rian Johnson, Joe è un giovane Killer che assassina persone mandate indietro nel tempo. L’ultima persona che dovrà uccidere per avere una somma con la quale godersi la vita sarà il se stesso mandato dal futuro.
Nel film vediamo una linea temporale nella quale Joe uccide la sua ultima vittima e sperpera il suo denaro vivendo una vita ordinaria fatta di vizi fino ad essere redento da una donna che sposerà, per poi tornare indietro e chiudere il loop.
Il loop però non si chiude e Joe giovane e vecchio convivono nella stessa realtà. Joe trenta anni più grande informa la sua controparte che nel futuro vi è un uomo soprannominato “lo sciamano” che muove i fili di tutti i looper ed è intenzionato ora che è nel passato ad andare ad ucciderlo da bambino.
Alla fine Joe giovane capirà che proprio il tentativo di assassinare il bambino sarà il trigger per la nascita dello Sciamano. Decide perciò di rinunciare al suo futuro e si sacrifica per salvare il bambino e con lui creare un futuro migliore, suicidandosi e uccidendo pertanto anche il se stesso futuro e spezzando così definitivamente il loop.
L’ultima tentazione dell’agente K
In Blade Runner 2049 la ripresa del tema cristologico del film di Scorsese è più intricata, ma in un certo senso più fascinosa. Nel momento in cui l’agente K si reca dalla dottoressa Stelline e scopre che il suo ricordo è vero tutto il punto di vista del protagonista sulla realtà cambia radicalmente.
Inizia il suo sogno ad occhi aperti che lo vede non un replicante ma un essere umano, voluto da una madre e da un padre e figlio di una gravidanza impossibile (richiamo alla vita di Gesù), come è un richiamo alla tradizione Cristiana l’aver scelto come figura paterna un intagliatore e aver utilizzato come oggetto transizionale un piccolo cavallo in legno.
Nel momento in cui viene a conoscenza della verità il suo sogno cessa bruscamente e anche ciò che aveva percepito come reale e molto personale comincia ad avere caratteristiche di falsità (come nella scena nella quale si avvicina all’ologramma in 3D di Joi).
A questo punto K torna ad essere cosciente del suo ruolo e del suo destino e decide di fare l’estremo sacrificio. La sua vita terminerà proprio nel luogo in cui il suo “sogno” era iniziato e per salvare la persona che lo aveva alimentato tramite un ricordo.
L’ultima tentazione
di Jack Sheppard
Dopo la fine della quinta stagione, caratterizzata da una esplosione e un susseguente viaggio temporale, nella sesta stagione di Lost ci vengono presentate due differenti e apparentemente parallele linee temporali; una ambientata sull’isola e una fatta da flash sideways nella quale il volo 815 della Oceanic è atterrato all’LAX.
In quest’ultima linea temporale vediamo Jack vivere una vita normale,avere una moglie e un figlio,lavorare come Chirurgo e non aver mai conosciuto Kate ne essere mai giunto sull’isola.
Questa seconda realtà ricorda molto l’ultima tentazione di Cristo, ovvero la persona destinata a ad essere veicolo di salvezza e fare cose straordinarie che sceglie di condurre una vita ordinaria.
Anche Jack alla fine salverà il mondo e le persone amate e pagherà questo con la sua vita. Come la prima immagine di Lost era l’occhio di Jack che si apriva, la serie si chiude sull’occhio che si chiude per sempre.
L’ultima tentazione
dello psicopatico vietnamita
In Sette psicopatici, diretto da diretto da Martin McDonagh, il riferimento è ancora più subdolo. Ci troviamo infatti in una pellicola che ci avvolge nelle spire metacinematografiche del film nel film e sul film.
Una delle scene finali è narrata dal personaggio interpretato da Christopher Walken. Egli ci racconta di un uomo vietnamita che si ritrova in un albergo di Phoenix per attentare alla vita di un gruppo di reduci del Vietnam.
Lo vediamo armato e con una tanica di benzina, pronto a dare fuoco ai soldati che ha combattuto in patria. All’ultimo momento chiude gli occhi e quando li riapre non è più a Phoenix ma in una piazza di Saigon, ha cosparso di benzina l’abito del suo ordine monastico e si farà avvolgere dalle fiamme per protesta contro la guerra.
L’ultimo momento dello psicopatico vietnamita diviene una scena onirica in punto di morte.
Ancora una volta l’immolazione ha un valore salvifico, il sacrificio del proprio corpo e del proprio futuro in favore di una fine non avvolta nelle tenebre ma circondata dalla luce del sacrificio.