Nel corso del 75esimo Festival del Cinema di Venezia, è stato presentato nella sezione Sconfini il nuovo film di Gian Alfonso Pacinotti, meglio conosciuto come GIPI, ovvero Il ragazzo più felice del mondo. In occasione dell’arrivo del regista al Lido, lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare qualcosa di più su questo film.
Dopo L’ultimo Terrestre nel 2011, GIPI ritorna a Venezia in veste da regista, questa volta però con Il Ragazzo Più Felice del Mondo, un film che parte da un avvenimento reale accaduto proprio allo stesso GIPI, ma che poi prende vie inaspettate, mescolando la realtà con la finzione.
In questo caso GIPI è regista, autore e anche attore, accompagnato da alcuni dei suoi colleghi nell’ambito del fumetto e amici. Tutti in ruoli assurdi, facendo credere che il film sia stato girato da un gruppo di disperati senza esperienza.
La pellicola, ironica e al tempo stesso dalle sfumature agrodolci, è un vero racconto meta cinematografico, dove attraverso la finzione il regista mette a nudo diversi aspetti del suo lato interiore. Il racconto è costruito, come detto prima, sulla base del reale, così come alcuni personaggi di cui fanno parte.
Il film si apre proprio con un’idea dello stesso GIPI, che vuole proporre al produttore Procacci un film che sia la versione al maschile de La Vita di Adele.
Non so se il cinema italiano avrebbe bisogno de La Vita di Adelo, ma io ho bisogno di un Paese dove si può fare La Vita di Adelo.
Non so se questo sia il Paese giusto, ma cerco qualcuno, non devo essere necessariamente io, che voglia e possa fare questo film.
Un incipit che serve ad aprire quello che sarà un film dalle diverse sfumature e molte sorprese, come la storia che c’è alla sua base, ovvero la lettera di un ragazzino che da oltre 20anni ha sempre quattordici anni e scrive ai propri idoli di potergli mandare un loro schizzo.
Ad Aprile 2017 trovo, a distanza di vent’anni, la stessa identica lettera scritta ad un mio collega. Ho fatto un po’ di ricerca e ho capito che c’era qualcuno che da vent’anni c’è qualcuno che fa sempre la stessa operazione. Ed io volevo raccontarlo.