L’atteso ROMA di Alfonso Cuarón arriva finalmente al Festival di Venezia: un viaggio nella memoria emozionante dove il passato viene riscattato con gli occhi malinconici del presente.
Mancava da Venezia da due anni il regista Alfonso Cuarón, protagonista del Lido nella seconda giornata della 75esima edizione della kermesse italiana, con l’atteso ROMA, una delle sei pellicole di Netflix che quest’anno vedremo al Festival.
Cuarón era stato Presidente di Giura al 73esimo Festival di Venezia, mentre dal cinema mancava dal 2013 con Gravity, pellicola vincitrice di ben sette statuette all’Oscar, tra cui Miglior Regia.
Il regista premio Oscar questa volta ci fa fare un viaggio molto diverso rispetto al suo precedente film. Un viaggio che prende le distanze da tutta la sua cinematografia, e ci fa fare un tuffo nei ricordi del passato di Alfonso Cuarón.
ROMA è la ricostruzione di un periodo dell’infanzia e della giovinezza del regista, ambientato agli inizi degli anni ’70 in un quartiere di Città del Messico.
La pellicola ricostruisce – come lo stesso regista ha affermato – non solo la memoria, ma anche fedelmente le scenografie, gli oggetti di scene, di quegli ambienti che hanno accompagnato un giovane Cuarón nel suo percorso di crescita.
Protagoniste principali del film due donne. Da una parte Cleo, giovanissima domestica di una famiglia benestante assieme alla sorella Adele, che scopre di essere rimasta incinta della sua primissima cotta; dall’altra parte, invece, la Signora di questa famiglia, Sofia, madre di quattro figli abbandonata dal marito.
Due vite diverse ma vicine, sotto lo stesso tetto, in un contesto socio-politico che riprende il nostro presente e che vuole riscattare le profonde cicatrici che attualmente attraversano il Messico.
Attraverso lo sguardo di queste due donne, Cuarón non solo ci mostra una generosa e intima porzione dei suoi ricordi, ma ci mostra anche lo spaccato di due mondi uniti poi dal senso di comunione femminile.
Cleo è parte integrante della famiglia di Sofia, e il suo rapporto con i giovani ragazzi è simbolo del profondo amore, quello innocente e genuino, tipico dell’infanzia. Quello di caldi abbracci e ninna nanne sussurrate; di giochi attorno al fuoco e regali da scartare.
Al tempo stesso Cleo vive il dramma di un figlio destinato a crescere senza padre. Un figlio che sente di non volere, ma che cerca di proteggere ad ogni costo. Inizia così un lungo percorso di intima e dolce sofferenza, dove lo spettatore si perde in grandiose immagini senza precedenti.
Una visione sul mondo dei ricordi, su un passato che Cuarón – precisa più volte – tiene a riscattare. Un’omaggio alla nostalgia, ai luoghi che hanno contraddistinto la sua crescita.
I suoni, i profumi, ma anche il linguaggio, che dallo spagnolo passa all’esperanto.
Al tempo stesso però la forza di ROMA è proprio la sua storia, le sue donne in cui perdersi, riconoscersi, ritrovare le proprie figure femminili.
Donne, madri, figlie, nonne. Colonne portanti della vita di ogni essere umano, che dall’inizio alla fine restano le assoluta protagoniste di un film senza precedenti.
Il film più autobiografico per il regista messicano.
Ragionato, pensato ma anche “improvvisato”. ROMA è, infatti, caratterizzato dalla spontaneità dei suoi protagonisti, guidati unicamente da un canovaccio ma che per tutto il tempo di ripresa non hanno fatto affidamento su di una sceneggiatura ma sui veri e proprio rapporti umani; quelli creati nei giorni di set e che poi su schermo si sono tradotti in emozioni vere. Una messa in scena di persone legate dalla stessa memoria collettiva, da un’intimità unica, veritiera.
Il bianco e nero è parte integrante del film. Rappresenta in un certo senso il concetto di memoria, vivida in alcuni punti e sbiadita in altri. La potenza delle scene, della regia di un regista che sa sempre distinguersi, lascia lo spettatore senza fiato.
Alfonso Cuarón con il suo ROMA si immortala in duplici momenti, dove la stessa scelta del sonoro, per lo più ambientale che ci riporta al Fellini di Amarcord, si fonde con l’emozione dei personaggi che come fantasmi si muovono tra i ricordi di un passato onorato dal presente.
Un film grande, importante, che colpisce al cuore.
Lo stringe, lo lascia soffrire lentamente per poi coccolarlo. Momenti agrodolci, tipici del passato di chiunque, dove è proprio dalla sofferenza che si impara a rialzarsi, a camminare, ad andare avanti alla ricerca della felicità.
ROMA sarà disponibile su Netflix e al cinema dal 14 Dicembre.