Una timida 18enne viene trasformata in una vecchia da una strega gelosa. Fattasi assumere come donna di pulizie in un castello mobile, inizierà per lei un’avventura piena di magia che la porterà a trovare il modo di sciogliere la maledizione che la affigge. Questa la trama di Il castello errante di Howl, nono lungometraggio di Hayao Miyazaki.
Il castello magico di Howl (Howl’s Moving Castle) è un romanzo del 1986 della scrittrice inglese per l’infanzia Diana Wynne Jones. Sin dalla sua pubblicazione in lingua giapponese nel 2000 il libro suscita l’interesse di Hayao Miyazaki. I motivi sono sostanzialmente due: l’idea di un castello che si muove da solo e quella di una giovane ragazza tramutata in un’anziana. Lo Studio Ghibli ottiene il via libera dalla scrittrice, entusiasta del progetto.
Sin dalla pubblicazione di Il castello magico di Howl il libro suscita l’interesse di Miyazaki. Inizialmente la regia doveva essere di Mamoru Hosoda.
La regia viene affidata a Mamoru Hosoda, regista esterno allo studio, poiché Miyazaki ha intenzione di occuparsi esclusivamente della supervisione del progetto. Ma le cose difficilmente vanno come previste. Hosoda lascia lo Studio per la Toei Doga e il Maestro decide di assumere il pieno controllo de Il castello errante di Howl, occupandosi quindi sia della sceneggiatura che della regia. Una storia quella del film che per quanto fedele allo spirito del libro ha subito molte modifiche dando vita ad una storia intricata e piena di eventi.
Sophie è una ragazza di 18 anni che gestisce il negozio di cappelli che le è stato lasciato dal padre. Durante una delle sue rare uscite in città la ragazza viene importunata da dei soldati in servizio. In suo soccorso giunge un misterioso ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi azzurri. Il bel giovane è il famoso mago Howl, il quale è seguito da spiriti al servizio della Strega delle Lande. Gelosa di Sophie poiché convinta sia l’amante del mago, la strega che brama il cuore di Howl, maledice la ragazza trasformandola in una vecchia. Un incantesimo che non potrà essere spezzato da nessun essere umano.
Impaurita dal suo nuovo aspetto e timorosa della reazione che potrebbe avere la sua famiglia Sophie lascia la città. Si incammina così per le colline e per puro caso entra nel castello di Howl dove si fa assumere come donna delle pulizie, nascondendo la sua identità. In breve tempo riuscirà a dare alla dimora un nuovo aspetto e ad ottenere il rispetto di Markl, giovane apprendista del mago, e a domare Calcifer, l’irrequieto demone del fuoco che alimenta il castello. Inizierà così per la protagonista un’avventura piena di magia che la porterà a scoprire il legame che esiste tra Howl e Calcifer e a spezzare le maledizioni che li affligge.
Come i suoi lavori precedenti anche Il castello errante di Howl è un film in cui la metafora la fa da padrone. Temi principali del film sono sicuramente la vecchiaia e la bellezza. Due argomenti strettamente legati tra loro. Sophie è una ragazza che mortifica la propria bellezza e la propria giovinezza sacrificando entrambe in nome del lavoro e del senso del dovere. La sua trasformazione in anziana quindi non è altro che l’esternazione della sua vecchiaia interiore. Un cambiamento che paradossalmente tirerà fuori in lei grinta e determinazione, mostrando come come la protagonista abbia una bellezza ed un’energia interiori uniche. Se da ragazza Sophie è gravata dalla responsabilità che le ha fatto abbondare ogni sogno e reso la vita monotona, trasformatasi in vecchietta ritrova tutto lo slancio e la grinta che aveva perso. È la sintesi tra l’energia giovanile e il disincanto dell’età avanzata. Una ragazza che grazie all’avventura che vivrà acquisterà molta saggezza, simboleggiata dal colore dei suoi capelli che rimangono grigi nonostante l’incantesimo sia stato spezzato.
A differenza di Sophie, Howl è l’incarnazione della bellezza esteriore. Il mago è ossessionato dalla sua bellezza. Moderno narciso incapace di pensare ad altro, sicuro del suo appeal, dal design cool, è il classico bello e dannato. Un personaggio inizialmente arrogante e superbo che fa della sua bellezza esteriore il suo vanto più grande e di cui non può fare a meno. Emblematica la scena in cui si deprime e rischia di distruggere tutto perché i suoi capelli sono diventati neri. Una vera e proprio pop star. Non a casa il doppiatore originale sia Takuya Limura, frontman degli SMAP, popolare boy band giapponese.
Howl e Sophie sono la rappresentazione di Miyazaki.
I due personaggi inoltre rappresentano lo stesso Miyazaki. La Sophie novantenne poiché la vecchia è un tema che accompagna ossessivamente il regista che all’epoca aveva da poco oltrepassato i sesant’anni. Howl invece è la personificazione della sua creatività. È il contrasto tra tra il suo volersi rinnovare e il suo voler rimanere fedele a sé stesso. Rappresenta il legame tra i sogni infantili e la loro realizzazione attraverso la passione per il proprio lavoro.
La magia è uno dei temi centrali de Il castello errante di Howl. È la metafora della creatività.
Magia dunque come metafora della creatività. E proprio la magia che è uno dei temi ricorrenti dei film di Miyazaki ne Il castello errante di Howl diviene centrale, infatti non mancano di certo maghi, spiriti, demoni o incantesimi. E proprio la rappresentazione della maga Suliman nel film è uno dei punti di differenza con il libro. Nel romanzo della Jones il mago di corte è un uomo, mentre nella trasposizione animata diviene una donna, inoltre è l’unione di due personaggi ovvero il mago di corte Suliman e la signora Pentstemmon, la maestra di Howl. Motivi principali di tale scelta da parte di Miyazaki sono essenzialmente due. In primo luogo perché così riesce ad esprimere visivamente il contrasto tra la maga e la Strega delle Lande. Inoltre la figura femminile nella cultura giapponese può coincidere con quella della miko, cioè la sciamano della tradizione scintoista.
Grande differenza rispetto al romanzo riguarda la guerra. Nel libro il conflitto è completamente assente, mentre nel film assume un ruolo centrale. Il Giappone è stata l’unica Nazione ad aver subito la devastazione della bomba atomica, un ricordo vivido ancora oggi. Un evento che per un giapponese non può che essere importante, ancor di più per un regista che si sente responsabile poiché la fabbrica di famiglia produceva parti di aerei militari. La guerra torna come un fantasma portatore di memorie dolorose e che ha tolto ad un’intera generazione la sua infanzia.
Una malinconia quella de Il castello errante di Howl che ricorda molto la nostalgia del futuro di Laputa – Castello nel cielo. Ritroviamo anche qui una fantascienza retrò dove la tecnologia progredisce. Un Novecento fantastico geograficamente figlio della fantasia del regista che unisce vari aspetti di Nazioni europee (l’Inghilterra delle ciminiere, la Francia nelle facciate delle case, l’Impero Asburgico nel Palazzo Reale) e tecnologicamente ispirato dalle opere di Albert Robida ed in particolare dalle illustrazioni del libro Viaggi straordinarissimi di Saturnino Farandola.
Malinconia che si dissolve e che viene sostituta dall’innovazione nella rappresentazione grafica del castello di Howl. La dimora del mago nel libro non è descritta nei dettagli ma viene semplicemente suggerita l’idea di una struttura mobile ma al tempo stesso solida. Questo ha permesso a Miyazaki di dare sfogo a tutta la sua fantasia. Una struttura che rappresenta l’io interiore di ognuno di noi e attraverso il quale il Maestro sottolinea ancora una volta come il consolidamento dell’identità di un individuo sia qualcosa in continua evoluzione. E il castello mobile del mago con le sue varie trasformazioni, la sua distruzione e la rinascita esprime visivamente tale perpetuo cambiamento.
Ma l’innovazione principale che porta Il castello errante di Howl è rappresentata dal racconto di una vera e propria storia d’amore. Per la prima volta infatti in un suo film Miyazaki narra il sentimento più profondo che lega due persone. Un amore tanto leggendario quanto concreto, dove vengono accantonate le smancerie a favore di profondità psicologica, dedizione reciproca e passione. L’amore di Howl e Sophie è qualcosa di puro e potente, ma allo stesso tempo non è invincibile, nulla è eterno e il concetto viene sottolineato dal testo della canzone finale che parla di separazione.
Per la prima volta Miyazaki racconta una vera e propria storia d’amore.
Il castello errante di Howl è una pellicola in cui il regista premio Oscar ripropone i principali temi della sua poetica: dal volo presente non solo nelle scene nei cieli ma anche nel Rapa, ispirato al simbolo del 22° Gruppo Autonomo Caccia Terrestre, alla magia, passando per la guerra e la crescita interiore. Un prodotto in cui ha dato sfogo a tutta la sua fantasia, la sua speranza per un futuro migliore ma anche alla sua disillusione. Romantica storia d’amore da non perdere.