Qualche mese fa vi avevo accompagnato nel mondo dei “fumetti adulti” citando grandi autori internazionali del calibro di Miller, Gaiman, Moore e raccontando la splendida saga di Batman Il Cavaliere Oscuro. E noi? Gli italiani, si sà, sono un popolo di santi, poeti, navigatori…e fumettari (disegnatori/scrittori di fumetti è un po’ lungo).

Abbiamo una splendida tradizione nell’arte dell’illustrazione, ma come al solito siamo un pubblico di esterofili e un uomoragnoqualsiasi vende più di un prodotto italico di qualità… a parte rare eccezioni tipo gli anni d’oro della Bonelli con Dylan Dog, Martin Mystere ecc. (Sono stato un accanito lettore di DD e ho ancora la mia collezione con i numeri originali sui quali, vi ricorderete, giravano voci di quotazioni tipo Gronchi rosa!)

Le cose stanno cambiando…Oggi ci possiamo vantare di avere decine di veri artisti e autori che non hanno nulla di che invidiare a disegnatori americani, inglesi ecc. Ma sopratutto se n’è accorto il mercato, i lettori! C’è un gran fermento nel settore e questo, secondo me, è frutto di una crescita ed una maturità che il pubblico ha acquisito negli anni. Una menzione d’onore va fatta a chi si occupa di divulgare la cultura del “buon fumetto”, a chi tra negozi, web e social crede e promuove i contenuti tralasciando la forma, a chi ha (finalmente) contribuito a sdoganare il fumetto!

Un nome di spicco del panorama italiano è Zerocalcare, trentenne di Roma (Rebibbia per la precisione) che ha saputo conquistare critica e pubblico tanto da arrivare in finale al Premio Strega 2015.

Cito il Premio Strega perché è un po’ un controsenso rispetto alla storia personale e professionale di Zerocalcare, un ragazzo cresciuto in un quartiere che Rete4 bollerebbe come “difficile” o “a rischio” senza capire (o non volendo ammettere) che i ghetti vengono costruiti a tavolino dai politici, gli assessori e i palazzinari, non da chi ci vive…

Sono nato e ho vissuto per anni a pochi km dalla Capitale, ricordo bene quelle distese di casermoni che da periferia sono diventati un tutt’uno con la città. Enormi grumi di cemento fagocitati e risputati dalla “élite” e dalla “Roma bene” (1971 con Mastroianni e la Lisi) arrichitasi con quella edilizia/alveare che insozza il nostro paese.

 

11blog-1

 

Non distraetemi con questi discorsi da comunista, stavo parlando di Zerocalcare… autore impegnato su temi importanti e vicino ai centri sociali, che scrive e disegna storie profonde e contemporanee; lo fa con una leggerezza e uno stile tutto suo, un tratto semplice che ci aiuta a digerire meglio gli argomenti celati dietro alle matite/pennarelli.

Quindi, che ci azzecca con lo Strega? Perché c’è lo troviamo in testa alle classifiche di vendite e in tutte le vetrine delle librerie? La risposta che mi sono dato è abbastanza semplice: la passione e l’amore che Zerocalcare mette nel proprio lavoro è direttamente proporzionale alla marea di emozioni che riesce a trasmetterci con i suoi fumetti!

E poi quando rappresenti la realtà esattamente così com’è e al tempo stesso la trasfiguri e la farcisci di citazioni, strani personaggi spalla e tanta tanta acida ironia, ciò che ottieni SPAKKA (yeah, gesti gggiiovani,  bro). Non voglio far proclami strappalacrime alla D’Urso e affini, ne condire una marchetta con tutto quel miele che usano i nuovi “eroi social” detti influencer. Non ho mai ricevuto nulla in regalo da nessuno per ciò che scrivo, anche perché sono una voce (sconosciuta) nello sterminato universo internettiano, quindi i pensieri che vi condivido, credetemi, sono semplicemente e autenticamente miei.

Come spesso accade, sono “i puntini uniti dagli altri” che ci permettono di scoprire nuove strade, il suggerimento dell’amico o la recensione trovata chissà dove: il fascino e il potere del passaparola! Con Zerocalcare è stato proprio così, la mia amica Lucia (che non è certamente una consumatrice assidua di fumetti) mi prestò una copia di DODICI e ciò mi permise di toccare con mano le opere di un autore di cui avevo solo sentito parlare o letto sui giornali.

 

kurds4

 

51d2LSHz+TL._SX368_BO1,204,203,200_Oggi sono qui con Kobane Calling tra le mani (l’ultima fatica di Zerocalcare) e la testa piena di voci che si sovrappongono e si accavallano, c’è chi urla e piange o chi sbraita e ride…e poi, sotto questa cacofonia, c’è il silenzio…terribile testimonianza di chi non ha “voce in capitolo”, di chi non è “parte del sistema”, di tutti quelli che scompaiono nel vuoto della nostra indifferenza. Le storie dure, difficili e vere sono quelle che più mi appassionano, con Kobane Calling ho trovato pane per i miei denti,  ho trovato le vite di migliaia di persone unite da una guerra così reale e terribile da venire sistematicamente “nascosta” all’opinione pubblica.

Kobane Calling ci spinge con violenza dentro la guerra in Siria, nell’abisso degli orrori perpetrati dall’Isis a chiunque rifiuti di inginocchiarsi di fronte ai loro dogmi. Ci trascina in mezzo a un popolo, i Curdi,  che sembra “non esistere” sparito tra le pieghe dei media generalisti e leccaculo! Riguardo ai terroristi dello Stato Islamico pensiamo di sapere tutto (o così crediamo) grazie alle ore di sevizi speciali e approfondimenti in Tv; sul popolo curdo invece mi sembra circoli poca informazione con la “i” maiuscola, un vuoto preoccupante che è figlio di una strategia mediatica e politica.

Zerocalcare trasforma e trascrive il suo viaggio attraverso il confine tra Turchia e Siria in un fumetto; da vita ad una “via crucis” dentro la zona di guerra con l’Isis, ci mostra con precisione giornalistica la vita dei Curdi e le sofferenze di un popolo senza terra.

Fate attenzione, non sto facendo e non voglio fare politica nell’accezione più tristemente italiana del termine, non mi interessa una discussione su destra e sinistra o comunisti e imperialisti (roba da comizi anni 70 per intenderci). Il mondo è pieno di “buoni propositi” sanciti da accordi e carte internazionali che definiscono e riconoscono alcuni dei più importanti diritti della razza umana… parole parole parole, il vuoto spinto delle nostre coscienze si accontenta di queste pantomime dei politicanti che firmano con penne d’oro lunghi elenchi di intenti che tali rimarranno! Il governo di Ankara ha approvato ben due convenzioni internazionali contro la tortura (ONU e Consiglio d’Europa), eppure Amnesty International è convinta che la Turchia utilizzi ancora questa orrenda pratica sugli oppositori curdi. È sui valori universali che vorrei il dibattito e il confronto, non sulle “ideologie politiche” dietro le quali si celano i professionisti della poltrona e i bulimici del potere.

Kobane Calling ci sbatte in faccia la violenta e cruda realtà di chi si trova stritolato tra le barbarie dell’esercito del Califfato e le persecuzioni dei turchi. I due viaggi di Zerocalcare, a Mehsr prima e sui Monti di Qandil poi, non sono semplici tragitti da un posto ad un altro, non sembrano quelle “cartoline dall’inferno” dei giornalisti in TV. Al centro di tutta l’opera ci sono semplicemente e splendidamente le donne e gli uomini Curdi che vivono e ci raccontano un sogno, un’utopia di una società equa e giusta, ma che vivono l’incubo, lo strazio e la ferocia della guerra. È questo che ci cattura durante la lettura, sono le ragazze, i vecchi e i bambini che ci tengono incollati a KC, sono le loro case di fango e le loro storie che ci graffiano l’anima!

Kobane rappresenta il cuore di tutte queste storie, una città che ha lottato casa per casa tentando di resistere con i fucili ad un esercito che bombardava con l’artiglieria pesante. Una città persa (ad ottobre del 2014 l’Isis ne controllava circa l’80%) e poi riconquistata al terribile prezzo di oltre 2000 caduti curdi. Una città simbolo di una guerra spacciata per “religiosa” ma che con le religioni non ha nulla a che spartire: i curdi sono mussulmani così come i milioni di profughi che scappano dalla Siria e gli Hezbollah libanesi che combattono il Califfato, ciononostante vengono trucidati dall’Isis in quanto ostacoli alle mire di conquista, espansione e “conversione”.

Ma che fate? Dove state andando? No, dai non fate così… Non lasciatevi ingannare e/o spaventare da ciò che ho scritto. Lo so bene che un bel fantasy, un’astronave piena di mostri o un paio di supereroi che si scazzottano per 20 pagine, piacciono a tutti (…noi nerd), lo so… Ed è qui che Zerocalcare si gioca il jolly: il testo in romanesco spinto, le citazioni anni 90, i personaggi spalla, i coprotagonisti usciti da una serata con ampio abuso di cilum…e dulcis in fundo, a insaporire il tutto, un bel pizzico di sana e irresistibile ironia. La ricetta è questa, lo stridio del contrasto tragico/comico ci tocca in profondità, la bellezza sta in un gioco continuo di ombre e luce, l’altalena emotiva ci rapisce perché è scompenso e sussulto, sorriso e lacrima.

Bene, oggi ho imparato qualcosa su questi tempi difficili che ci tocca vivere, un “banale” fumetto ha strapazzato con dolcezza la mia coscienza spingendo qualche centimetro più in là quella gigantesca ombra di intolleranza che cerca insistentemente di ingoiarci. Respiriamo quotidianamente la paura e abbiamo gli occhi ormai bruciati dai lampi delle esplosioni e dalle luci delle ambulanze, è giusto che anche un fumetto ci “ferisca” raccontandoci questa realtà?

A parer mio si… abbiamo bisogno di un approccio diverso al terrore che vogliono farci ingoiare, abbiamo bisogno di un punto di vista lontano dalle telecamere dei network dell’informazione, abbiamo un disperato bisogno di provare a capire qualcosa di inumano ed incomprensibile.

Zerocalcare non ha questa ambizione, Kobane Calling non nasce con velleità divulgative (lo stesso autore ci scherza su) e noi dovremmo smetterla di leggere solo patinate avventure di bellimbusto americani!