Non voleva essere una tipica idol. “Le vedo così lascive e poco incisive. Il mio ideale di idol è qualcuno come Seiko Matsuda, che si distingue da tutti” spiega in un café a Ikebukuro, il quartiere che preferisce ai soliti Harajuku e Akihabara.
La sua fortuna è stata incontrare altri due artisti che la pensano come lei.
Così, Wata Sakamoto e Obukuro, hanno evitato i suoni sbrilluccicosi e hanno fatto loro lo stile elettronico più tipico dei produttori indie americani e inglesi che delle AKB48. Wata canta con un tono molto alto che richiama l’allegria tipica delle pop-idol, su delle basi con ritmi veloci e suoni sintetizzati, con un risultato molto particolare a tratti volutamente stridente.
Ha da poco rilasciato il suo secondo album, Blindman, la scorsa settimana che mantiene delle atmosfere di inquietudine inserendole però in un contesto più narrativo.
Nata ad Hong Kong, Wata si è trasferita in Giappone molto presto ed ha trascorso la sua infanzia spostandosi attraverso il paese.
Adoravo la musica, ma ho sempre voluto fare la doppiatrice o la disegnatrice di manga!
Wata ama gli anime e identifica Sailor Moon e Utena come quelli che la hanno influenzata di più.
Non ho ancora abbandonato il progetto di diventare doppiatrice, ci sto lavorando. Vedo il canto come una tappa del percorso. Desideravo davvero fare questa esperienza e non avrei mai pensato che sarei arrivata fino a questo punto.
Wata è perfetta per quello che il produttore Sakamoto e lo scrittore di testi Obukuro (anche parte del duo elettronico N.O.R.K) volevano fare, ovvero fare musica che riflettesse l’attuale mood globale.
“Nel mondo le cose sembrano… non so come dire” Sakamoto fa fatica a trovare la parola giusta a finire la frase, ma alla fine sentenzia “tese“.
Il primo album di Wata, Sainandawa (Catastrofico), mette in luce l’inquietudine. La musica passa da un pop ironico e seducente inasprito da parole opprimenti, a toni elettronici, come nella traccia che da il titolo all’album in cui si guarda in modo scettico al mondo dalla prospettiva di una persona giovane. Quello che più di tutto è sconvolgente è il canto, che viene mantenuto mono-tono in un modo che Sakamoto e Wata descrivono meccanico. Per Blindman volevano che Wata fosse più umana. Sakamoto dice che lei ha un ruolo quasi più da narratrice, raccontando storie ispirate dall’esperienza che Obukuro ha avuto con una persona non vedente.
“Per questo album, abbiamo descritto delle emozioni specifiche in ogni traccia” Spiega Wata, Sakamoto approfondisce dicendo che non si tratta semplicemente di dire “sono felice” oppure “triste” ma proprio di catturare un’intera situazione che il cantante deve trasmettere.
Il malessere rimane, soprattutto nelle tracce dove Obukuro si inserisce recitanto criptiche parole sul suono di un pianoforte, ma il nuovo approccio narrativo conduce tutta una serie di emozioni direttamente all’anima di chi ascolta,
Blindman, esattamente come l’album precedente ha un sound completamente differente rispetto a quelli normalmente nelle chart pop, anche se la struttura di base rimane la stessa (una cantante donna, e uomini dietro le scene).
Non resta che ascoltarla, aprite bene le orecchie.
- via japantimes.co.jp