Arriva il week end. Finalmente, per alcuni, la tanto agognata pausa. Magari fuori fa freddo. Il divano è il nostro migliore amico e abbiamo già pronto tutto l’armamentario per goderci un bel venerdì o sabato sera da veri re della poltrona. Ma, adesso, che cosa vedere? A questo, ci pensiamo noi! Mettetevi comodi e lasciatevi consigliare, una volta a settimana, il MustSee che non potete assolutamente perdere!

Questa è la settimana della vendetta! Al cinema sono usciti thriller e film d’azione, da Il segreto dei suoi occhi a Spectre – 007, in cui l’inganno e la vendetta sono le forze motrici di tutto. Allora, perché non iniziare con una delle pellicole dello scorso anno che ha davvero lasciato col fiato sospeso i suoi spettatori, soprattutto il pubblico maschile?

Maestro di destrutturazione delle storie e lettura dei corpi, David Fincher, arriva con L’Amore Bugiardo – Gone Girl alla somma massima del suo cinema. Cattivo. Cinico. Spietato. Non esistono mezzi termini o compromessi, ma inevitabili schiaffi fisici e morali che ripercorrono un po’ la strada del suo genere.

Lo devo riconoscere, quei 145 minuti mi avevano spaventato e non poco; con i film troppo lunghi si rischia spesso di perdere il filo, basti pensare a Zodiac stesso.    Eppure, Fincher, con questo film supera qualsiasi riserva.

La pellicola, tratta dall’omonimo bestseller di Gillian Flynn, si apre con il classico svolgimento poliziesco alla Se7en.

La pellicola, tratta dall’omonimo bestseller della bravissima Gillian Flynn – co-sceneggiatrice perfettamente in sintonia col pensiero del regista – si apre con il classico svolgimento poliziesco alla Se7en, vissuto e interpretato dalla società attraverso l’occhio filtrato dei media (Zodiac, The Social Network) e prosegue mescolando in continuazione le carte in tavola, coinvolgendo e confondendo lo spettatore in una serie di perfetti twist drammaturgici (Fight Club, The Game) fino a spiazzarlo completamente.

Fincher parte da una banale e semplice storia: la sparizione della moglie perfetta, denunciata dal marito imperfetto, ottimo capro espiatorio.  Abbiamo bisogno di altre prove?

 

Gone Girl

 

Amy, ex scrittrice su riviste di psicologia spicciola (una magnifica e inquietante Rosamund Pike), sembra davvero rasentare la perfezione. Bella, elegante, intelligente e gentile. Nonostante i classici problemi di coppia, il suo e quello di Nick (un Ben Affleck che non dispiace), ex giornalista che ormai insegna scrittura creativa dopo essersi trasferito da New York al Missouri per restare vicino alla madre malata di cancro, sembra essere il matrimonio perfetto. Eppure qualcosa di oscuro aleggia tra Amy e Nick, arrivando a toccare il massimo dell’apice proprio a inizio film, la mattina del 5 luglio, quando Amy scompare nel nulla.
La scomparsa di Amy lascia dietro di sé solo una serie di misteri e una caccia al tesoro, annuale giochino tra lei e Nick per l’anniversario.
Nick appare estremamente calmo, anzi forse inquietantemente calmo, anche di fronte alla telecamere, come se più che essere preoccupato si fosse liberato di qualcosa. Eppure, quando una serie di ritrovamenti fanno pensare che Nick sia assolutamente il colpevole della sparizione della donna, una scoperta inquietante cambia le carte in tavola.

Il percorso che da qui in poi David Fincher fa intraprendere alla sua storia e ai suoi personaggi è del tutto volto verso il tracciare il profilo di uno dei più grandi “mostri” della società contemporanea: il matrimonio, intenso come simbolo di inganno e chiave di riflessione verso un concetto così soggettivo come la verità.

 

Gone Girl

Le parole nei miei film mentono, sempre.

Un film a due voci, raccontato da un unico occhio: quello dei media, filtrando e proponendo la modalità di fruizione della verità dei fatti.

Non ci sono mezzi termini in questo film, tutto è molto diretto, anche se mascherato.

Non ci sono mezzi termini in questo film, tutto è molto diretto, anche se mascherato.
Amy, la “mitica” Amy, la donna perfetta, fragile e follemente innamorata del marito, chi è veramente?
Sentiamo le sue memorie parlare. Disseminarsi assieme agli indizi sparsi. Una donna forte e al tempo stesso spaventata da un marito che si sta trasformando in mostro.
E Nick? Il belloccio ragazzone di campagna, con il suo rapporto speciale con la sorella Margo (Carrie Coon), il suo amore incondizionato per la madre e l’odio per il padre, cosa nasconde davvero? Perché quella freddezza? Quei sorrisetti quasi soddisfatti sotto gli occhi delle telecamere, accanto al manifesto sorridente di una Amy dispersa?
Cosa c’è dietro a tutta questa agghiacciante superficialità? Cosa nasconde veramente Nick Dunne?

Dinamiche velocissime che si rincorrono tra di loro, sotto gli occhi di un pubblico sempre più inerme ed impressionato. Non si ha il tempo di dire “certo, deve essere così”, che immediatamente ogni prova si infrange come un cristallo fragile, e si viene nuovamente sbattuti a terra. Una serie di colpi perfettamente studiati sia da Fincher che dalla Flynn.

 

Gone Girl

 

Un thriller agghiacciante che, dalla sua seconda parte, abbandona gli archetipi di genere scivolando in una vera e propria commedia grottesca e inquietante, dove i personaggi vengono sviscerati e capovolti.

Una satira dei sentimenti, falsamente girata come un reality.

Una satira dei sentimenti, falsamente girata come un reality. Immagini consciamente sporche, tempi costruiti ma dinamici, ricostruzione degli eventi non solo col classico flashback, ma anche attraverso l’interazione degli stessi personaggi.
Molteplici punti di vista rivolti a ricreare un terzo occhio fittizio, quello della camera oppressiva sul personaggio. Lo spettatore diventa una sorta di voyeur, vittima malleabile di una società dominata dai mass media. Ed è con questo giochetto che gli innocenti diventano mostri con la stessa facilità con la quale i mostri diventano innocenti. Una lezione vecchia come il mondo, già impartita al cinema dal dottor Hannibal Lecter, nell’assoluto capolavoro di Jonathan Demme, Il silenzio degli innocenti con Anthony Hopkins e Jodie Foster.
Un gioco degli specchi, riflettenti una sola facciata di verità, pronti a infrangersi all’improvviso e colpire chiunque si trovi sotto di essi.
L’Amore Bugiardo – Gone Girl è l’impietoso ritratto di un mondo ossessionato dall’apparenza e dell’apparire. Una società condizionata dal riflesso dei mass media, a tal punto da non essere in grado di vedersi realmente ma solo di abbracciare un’immagine fuorviata da quello che si è convinti di essere. Vittime e carnefici, disposti a tutto pur di un piccolo ritaglio di celebrità.

Buona visione e… attenzione a chi sposate!

 

 

 

#MustSee vi consiglia un film da guardare ogni weekend.