Ciao a tutti, sono Alessandro Rossi Co-founder di CoContest e vorrei condividere con voi la storia della mia startup, che negli ultimi giorni è stata pesantemente attaccata dalla lobby degli Architetti. Prima tramite un’interrogazione parlamentare sul nostro video pubblicitario e poi con una denuncia presso l’Antitrust effettuata dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
CoContest è una Startup nata nel 2012 dall’idea del mio socio Filippo Schaino di Pepe, Architetto ed Interior Designer, che resosi conto della situazione in cui versa il mercato della progettazione e dell’interior design in Italia, ha pensato di creare un portale dove clienti da tutto il mondo potessero lanciare piccoli concorsi privati di progettazione ed arredo di interni, aperti a tutti i professionisti.
• Vincere premi in denaro
• Fare esperienza sul campo
I giovani professionisti così hanno un canale mirato a trovare nuovi clienti, con la possibilità di vincere premi in denaro (devo precisare che, pur riconoscendo che i nostri premi sono ancora troppo bassi, comunque rappresentano spesso molto più di quello che in media un giovane architetto prende in uno studio in Italia per lavorare un mese intero) e fare esperienza, confrontandosi con il lavoro di altri colleghi a livello internazionale, il tutto giudicato dai clienti.
Per i designer l’iscrizione alla nostra piattaforma e la partecipazione ai contest è, e resterà sempre, gratuita. Il nostro obbiettivo è quello di democraticizzare il mercato dell’interior design, rendendo più meritocratica internazionale la selezione dei professionisti ed al contempo fornendo a tutti i clienti la possibilità di ottenere tante idee progettuali per rifare il look della propria casa, dell’ufficio o di qualsiasi altro spazio.
Siamo stati accelerati prima a Roma da Luiss EnLabs e poi dal programma governativo Startup Chile (che ci ha dato un grant da 40K), recentemente, dopo aver allungo provato a trovare fondi in italia senza grosso successo, siamo stati selezionati da 500 Startups, il famoso acceleratore della Silicon Valley fondato da Dave McClure, e stiamo crescendo nel mercato americano con ottimi risultati sia dal punto di vista delle metriche sia dal punto di vista del fundraising.
Meanwhile in Italia…
…su impulso di uno sparuto gruppo di Architetti (facenti capo ad un paio di gruppi su Facebook), siamo stati prima oggetto di una richiesta di interrogazione parlamentare firmata da alcuni Onorevoli (quasi tutti Architetti) e poi addirittura di una denuncia all’AGCM da parte dell’ordine degli Architetti. Non entro nel merito delle accuse di schiavismo mosse contro di noi (ridicole si parla di una piattaforma in cui la partecipazione è libera e gratuita), ne di quelle relative alla presunta offensività del nostro spot o della presunta ingannevolezza della nostra comunicazione, poichè in tutti i casi ritengo sia facile capire l’infondatezza delle accuse. Eccovi lo spot incriminato:
Vorrei sottolineare alcuni punti per cui sono sinceramente dispiaciuto. Innanzitutto dispiace per la cultura dell’intimidazione che viene fuori da questa vicenda. Infatti, personaggi pubblici quali gli Onorevoli firmatari dell’interrogazione parlamentare hanno disturbato Ministri e colleghi parlamentari senza nemmeno aprire una sola volta il nostro sito internet, e il Presidente dell’ordine degli architetetti ha sporto una denucia presso un’importante Autorità Garante senza nemmeno inviare prima un email per chiedere informazioni o suggerire cambiamenti nella comunicazione o nella fruizione del servizio. Noi siamo sempre aperti ai suggerimenti da parte dei designer iscritti (figuriamo a quelli del Presidente dell’albo degli architetti) ma sinceramente contestiamo la cultura (tutta italiana) secondo cui ancora prima di parlare (o mandare un email con suggerimenti e rimostranze) si passa alle denunce con finalità intimidatorie.
CoContest non dà alle persone comuni l’opportunità di rubare lavoro ai professionisti della progettazione, ma aiuta gli Architetti a trovare nuovi clienti.
In secondo luogo, vorrei sottolineare come al contrario di molte aziende innovative osteggiate in Italia (vedi UBER), CoContest non da alle persone comuni l’opportunità di rubare lavoro ai professionisti della progettazione (poichè per partecipare ai contest occorrono chiaramente competenze che una persona comune non ha, non basta saper guidare una automobile), bensì aiuta gli Architetti Italiani a trovare nuovi clienti, molti dei quali non si sarebbero affidati a un professionista e molti dei quali vengono dall’estero e dunque senza CoContest sarebbero stati inaccessibili.
Spero che la nostra storia possa risultare interessante e possa aiutare a riflettere sullo stato reale dell’ecosistema startup in Italia.