Due giorni prima della (presunta) presentazione (zero hype) del Nexus 6 mi arriva un invito personale per prendere un OnePlus One ma schiaffeggio la scimmia e mi rilasso pensando che mancano poche ore alla mia riconferma (come si dice quando uno conferma il proprio voto?) di voto (poco) segreto di fedeltà verso i Nexus.
Già qualche giorno prima sul nostro gruppo Facebook, Lega Nerd Friuli Venezia Giulia, alcuni ragazzi volevano condividere il proprio invito ma io ero troppo entusiasta del binomio Motorola e Google.
Dopo l’entusiasmante ultra-low-cost Motorola Moto G non avevo più dubbi sulla rinascita degli americani, seppur oggi con il portafogli a mandorla Lenovo.
Sì è vero, c’erano state in giro voci che sarebbe stato grandicello ma a me non interessava; dopo un Nexus 5, e relativi esercizi fisioterapici per le mani, ero pronto a dispositivi “importanti”. Ragazzi, ripeto, sarebbe stato un Nexus della Motorola, punto. Il mio cervello sudava.
Poi quel pomeriggio, mentre aravo a mano il campo (non è vero però volevo dare un tocco di natura a tutto questo discorso silicico), arrivò la notizia che Motorola avrebbe sfornato un phablet da ben 6 pollici, dal peso di un generatore di corrente Honda e dal prezzo fuori tendenza rispetto agli ultimi due Nexus.
Mi cadde la zappa ed un corvo a tre occhi fece un passaggio sopra di me, gracchiando in modo sinistro. Il prezzo è in linea per un telefono con simili features ma ormai LG mi aveva viziato con i suoi prezzi e la mia soglia psicologica era scesa.
La notizia portò l’asticella del “costa poco e ho Android puro” a livelli record degni di Serhij Bubka (cosa fa adesso?). Dopo giorni di tempeste ormonali, e scompensi psicofisici affrontai la dura realtà: che avrei saltato un giro di Nexus quest’anno e, così come predisse itomi durante la sesta puntata di Nerdvana, decisi di passare ad altri lidi, orientali.
Volevo un palliativo del Nexus, un telefono sempre aggiornato, che fosse almeno (ics maggiore uguale di) 5 pollici, che non costasse così tanto da farmi cadere nella tentazione dell’iPhone 6 (sì, faccio outing, sono un bisex (sbarrato) bi-os) e che non aumentasse il senso di colpa verso la mia malattia, la cellulitech.
Il trivio era tra: LG G3 che prometteva Lollipop il prima possibile, entro l’anno e che scendeva di prezzo in modo goloso vergognoso; OnePlus One che con la Cyanogen avrebbe avuto certamente l’aggiornamento e il supporto assicurato, almeno per quei mesi ics che fanno andare in letargo le scimmie. Infine l’outsider, il fratello ricco dell’One e cioè un Oppo.
Dopo complessi calcoli matematici, studi approfonditi su schede tecniche e comparazioni la scelta ricadde sul “famolo strano” e quindi sul cinese di razza. Ma c’era un problema: il sistema ad inviti.
Il sistema ad inviti in generale è la cosa che ti lascia più di stucco a questo mondo, dopo lasciare le chiavi dentro la macchina o dentro casa.
Quella sensazione di impotenza, frustrazione e angoscia affiora tuttora quando scrivo la mia mail: ricordo ancora il sistema ad inviti di Gmail, mi prostituii, mi umiliai pubblicamente ed il mio orgoglio toccò livelli infimi per ottenere un invito; una situazione imbarazzante che ancora mi fa svegliare di soprassalto nel cuore della notte.
OnePlus deve la propria fortuna certamente al prezzo ma soprattutto alla comunicazione: hype e campagne pubblicitarie più o meno riuscite (vedi quella negativa e sessista sulle donne).
In particolare però lo stratagemma degli inviti ha creato un meccanismo perverso sull’esclusività dell’oggetto, riempito il forum ufficiale di persone che elemosinano un invito, permette di risparmiare sul prezzo dei vari componenti che tende a scendere nel corso delle settimane e di non creare scorte in magazzino che rischiano di restare invendute.
OnePlus, proprio in quei giorni, decise di bloccare gli inviti e fare alla Xiaomi: la vendita a preordini con una finestra di un’ora (sul quale non entro nei particolari perché dovrei raccontare il sovraffollamento e blocco dei server, proroga di due ore e relativo mea culpa).
Ho rotto, vado al dunque. Alla fine ci sono riuscito e l’ordine è andato a buon fine. Dopo “appena appena” due settimane e mezzo ecco arrivato il bestione. Ho fatto un mini unboxing fotografico per poter scambiare qualche feedback sul dispositivo, ancora per qualche giorno solo dal punto di vista hardware.
Dal punto di vista software dovrete aspettare perché possa prendere confidenza con la Cyanogen che conosco poco.
Impressioni dopo una settimana
Confezione e dotazione
Dentro alla solita busta del corriere troverai una scatola in cartone standard con la chicca della linguetta.
All’interno, la scatola bianca che contiene quella rossa con apertura a libro; aprendola apparirà finalmente il bestione mentre nel vano inferiore ci sono il cavo dati piatto usb rosso con la comoda gomma avvolgicavo, la clip espelli sim con custodia in gomma e l’adattatore per la nano sim. Bella, curata, ad effetto. Ottimi i materiali, ad esclusione del cavo che è di discreta fattura e rende meglio in foto.
Il caricabatterie europeo da 2,1A è contenuto in una scatola separata. Materiali buoni, non effetto “tutto a 2 euro”.
Il telefono alla vista e al tatto
Afferrando il telefono ti viene da dire:”ammazza, è grande” ma poi ti abitui in pochissimo tempo.
Il vetro anteriore in rilievo, completamente nero, è anonimo, la sottostante cornice argentata per fortuna dona luce e profondità ma senza dare quella sensazione, già vissuta con il Note 2/3: “perché la Samsung ha fatto sta cornice che mi sembra un clone cinese?”.
Il retro della mia versione è nero/grigio scuro e il materiale, così come dice la denominazione del modello, “Sandstone” appunto, al tatto lo rende unico. Sembra infatti di toccare una pietra pomice, effetto presa sicura piacevole. Per i meno maniaci della cura potrebbe essere un problema: se non opportunamente protetto si graffierà irrimediabilmente. Peso ottimamente distribuito, non risulta mattone.
Il logo OnePlus in basso rilievo è figo. La scritta Cyanogen mi esalta.
Esperienza d’uso
Ottima. Punto. No, scherzo, però c’è poco da dire. La CyanogenMod 11S (Lollipop, versione 12, dovrebbe arrivare a dicembre) è una versione esclusiva, ottimizzata per OnePlus One e devo dire che funziona molto bene. In pratica è un Android KitKat stock drogata, personalizzata e personalizzabile in tantissimi aspetti estetici con numerose features (es. profili audio personalizzati, doppio tap alla LG, led di notifica custom ecc).
I problemi che altri utenti hanno avuto nei primi modelli hardware e software sembrano essere svaniti. Esempio? Il famoso problema del touch sembra non esserci più anche se il feeling del touch e dello scrolling non mi sembra comunque dei migliori (lontanissimo dal vellutato iPhone).
Ricezione ottima, in casa mia c’è una zona d’ombra e solo Motorola ha passato il wormhole test prendendo una tacca. Il Sig. One OnePlus non ha tacche ma riesce a fare telefonate, win! La batteria è una goduria: con un uso non intenso arrivo a fine giornata con il 40% di batteria.
Con uso “violenza controllata”:no film o lettore musicale per ore ma tutto il resto: qualche video, internet, email, messaggi e chiamate, arrivo al 25%. Tasti soft touch abbastanza visibili ma non accecanti come in altri dispositivi, si possono anche attivare i tasti a schermo come Nexus. Lag eccessivi assenti.
Foto video e audio
Una sorpresa. Abituato alla tristezza Nexus sono rimasto piacevolmente colpito dalla qualità foto e video di One. Certo, non siamo ai livelli di iPhone ma credo che possa fare benissimo un testa a testa con i blasonati Samsung e HTC.
Lode per la velocità di scatto, un fulmine. Audio. In capsula sufficientemente chiaro e potente, dagli altoparlanti stereo JBL si sente bene (lontani dalla profondità di HTC) e, per fortuna, sono posizionati sulla parte inferiore del dispositivo.
In breve
Pregi
- Cyanogen è Android stock per nerd customizzata al punto giusto. Fantastica.
- Tasti soft touch non grandissimi quindi difficile premere per sbaglio con il palmo della mano in certe posizioni.
- Tasti soft touch disattivabili e sostituibili con quelli a schermo
- Rapporto qualità prezzo (imbattibile categoria phablet)
- Qualità e design
- Ergonomia (considerando che parliamo di un phablet)
- Never settle
Difetti
- Touch screen e scrolling non impeccabile ma pur sempre molto buono
- Sbattimento sistema ad inviti o preordini
- Garanzia. A dire di altri (per fortuna) poco celere e macchinosa
- Never settle
Hai scelto anche tu One Plus One come smartphone? Che ne pensate? in cosa eccelle e in cosa è migliorabile? Parliamone nei commenti.