L’Età degli Imperi giunge al termine.
Ave Microsoft, morituri te salutant!

 

Age of Empires Online, gioco MMO della celebre saga strategica di casa Microsoft, chiude i battenti dopo una parabola durata 3 anni (dall’agosto 2011) e che ha visto oltre 524 milioni di partite single player e oltre 15 milioni in multiplayer e arena (nell’immagine tutte le statistiche).

Già l’anno scorso lo sviluppo attivo sul prodotto era stato dichiarato concluso, e quest’ultimo atto ne sancisce definitivamente la chiusura.

Personalmente ho giocato i primi due capitoli della saga, ma non ho mai provato questa versione online.

 

E perché ci fai sopra un post?

 

“E perché ci fai sopra un post?” – potrà dire il lettore che non ha niente da leggere oggi che NewsBot non pesca da TheVerge (down da ieri).

Ci faccio un post sopra perché questa news ha scatenato in me una riflessione. Ma facciamo un passo indietro.

La settimana scorsa, girovagando in un centro commerciale, ho visto questo titolo in promozione ad una quindicina di euro e sono stato fortemente tentato di prenderlo, e solo una veloce capatina su WineHQ mi ha dissuaso (visto che AoE Online non è dato per funzionante).

Ho evitato un bel proiettile, sarebbero stati soldi sprecati

Oggi, appena letta la notizia, la prima cosa che ho pensato è stata: “Ho evitato un bel proiettile, sarebbero stati soldi sprecati”.

 

Quella immediatamente successiva è stata: “Come è possibile che sia disponibile sugli scaffali un gioco che di fatto è totalmente storpiato delle sue funzionalità chiave?”

Il bello è che molti shop on line lo danno ancora come disponibile (come ad esempio Amazon) e solo recentemente qualcuno ha iniziato a darlo come non disponibile (come Multiplayer.it, da cui ho preso la notizia).

La mia riflessione, di cui vorrei discutere con voi, è pertanto la seguente: quanto tempo dovrebbe essere supportato attivamente un gioco che fa dell’online la sua punta di forza?
Capisco che mantenere l’infrastruttura di rete per permettere i numeri di cui sopra non è esattamente un’impresa economica, ma fino a che punto dei clienti (che hanno comunque acquistato il gioco) possono essere “lasciati a piedi” dalla casa madre?

 

Notizia via Multiplayer.it | Polygon.com