Because Oswięcim compared with them was just a trifle.
Se sentissi dire una frase così a chiunque altro probabilmente lo menerei male perché fa tanto revisionismo buonista (in questo caso anti-comunista perché “them” erano i comunisti).
Ma questa frase è di Witold Pilecki, un tizio che andava in giro con una carriola per caricarci le sue palle e, soprattutto, uno dei pochi che possa permettersi di fare un’affermazione simile senza timore di essere smentito.
Un uomo che ha raccontato al mondo cosa facevano i nazisti dietro le mura di Auschwitz.
Quando l’olocausto era solo una voce lui si presentò con facts and figures, direttamente prese alla fonte.
Un eroe poco conosciuto e anche un nerd, se vogliamo, che aveva capito che, per combattere un’ingiustizia, a volte non basta la pistola, ci vanno anche le prove, i freddi numeri che raccontano l’orrore meglio di tante testimonianze.
E oggi racconteremo la storia del suo famoso Report.
L’Autore
Witold Pilecki non era certo un tipo da rimanersene con le mani in mano quando il suo paese aveva bisogno di lui.
Nato a Olonest (nell’attuale Karelia) dove la famiglia era stata deportata dai Russi dopo la ribellione polacca del 1864, torna a Vilnus (Lettonia) con la famiglia nel 1916.
Nello stesso anno si unisce all’ “Agesci polacca”, ossia si iscrive agli scout che a quel tempo, nella Russia zarista, erano un’organizzazione proibita.
Gli scout polacchi non andavano solo in giro a fare palafitte e a guadagnare medagliette, infatti, nel 1918, non ancora maggiorenne, Witold si trova in mezzo allo sfondamento bolscevico in Polonia.
Per nulla impressionato dal fatto che il suo fronte fosse caduto organizza una guerriglia dietro le linee nemiche.
Tra il 1919 e il 1920 si unisce all’esercito polacco battendosi contro i Russi nella Guerra Russo-Polacca.
Alla fine della guerra rimane nell’esercito, si sposa e ha due figli.
Tutto potrebbe andare per il meglio se non fosse che, nel settembre del 1939, la Wermacht invade la Polonia dando il via alla Seconda Guerra Mondiale. Witold torna sotto le armi, si batte come un leone mentre le divisioni corazzate tedesche fanno a pezzi l’esercito polacco.
A fine novembre, quando ormai la Polonia è condannata, Witold fonda il TAP (Tajna Armia Polska) un esercito clandestino che arriverà a contare 8.000 uomini e continua la sua lotta contro i nazisti.
Il Mistero di Auschwitz
Nel 1940 i tedeschi iniziano a deportare prigionieri politici polacchi a Auschwitz.
I Tedeschi sono bravi a mantenere segreto cosa stanno combinando dietro le mura del campo.
Gli Alleati lo ignorano completamente, i Polacchi pensano si tratti di un campo di internamento.
Ma Witold non è convinto, pensa che i Tedeschi stiano facendo qualcosa di decisamente più sinistro e decide di investigare. Decide di fare ciò che tanti oggi paiono ignorare: controllare le fonti.
E, essendo un uomo d’azione, decide che il miglior modo di controllare le fonti sia andare direttamente alla fonte a vedere come stanno le cose.
La resistenza polacca gli fornisce dei falsi documenti e lui, il 19 settembre del 1940, durante uno dei tanti rastrellamenti, si fa bellamente arrestare dai soldati tedeschi.
Dopo tre giorni di maltrattamenti e pestaggi il suo piano ha finalmente successo e viene spedito a Auschwitz, dove il suo nome cambia in “4859”.
Appena dentro il campo si da subito da fare fondando lo ZOW (Związek Organizacji Wojskowej), un gruppo segreto con compiti di intelligence per passare informazioni di quello che stava accadendo nel campo.
Organizzati in gruppi di 5 persone, ognuno all’oscuro sia degli altri gruppi che del loro comandante, lo ZOW aveva il compito di tener alto i morale dei prigionieri, di procurarsi cibo, vestiti e medicinali e di organizzare una resistenza interna.
Lo ZOW raggiunse l’incredibile cifra di 500 aderenti anche se alcune fonti riportano quasi il doppio.
Dal 1941 Witold e i suoi riuscirono a costruire una radio usando pezzi trovati qua e la e iniziarono a mandare rapporti su cosa succedeva ad Auschwitz, le prime prove che i nazisti stavano portando avanti uno sterminio, rapporti che, per vie traverse, arrivavano fino a Londra.
Witold si diede inoltre da fare per organizzare una ribellione, chiese agli Alleati di supportare la resistenza polacca con armi e equipaggiamenti così che potessero attaccare il campo in concomitanza di una ribellione interna.
Gli Alleati però risposero picche e le forze polacche non erano comunque in grado di prendere d’assalto Auschwitz.
Così, benchè riluttante ad abbandonare i suoi uomini, Witold decise di tornare fuori per portare prove schiaccianti e convincere gli Alleati ad aiutarlo.
Nel 1943 la Gestapo diede una stretta sui controlli, colpendo diversi membri dello ZOW. Ad aprile Witold si convinse ad abbandonare Auschwitz con una rocambolesca evasione, ma non prima di aver rubato diversi documenti tedeschi.
Il Rapporto
I rapporti di Witold contenevano informazioni scioccanti.
I tedeschi usavano camere a gas per uccidere i prigionieri e avevano dei forni per bruciare i loro corpi.
I tedeschi facevano esperimenti sui prigionieri, li lasciavano congelare al freddo, li torturavano in svariati modi.
Uccidevano i prigionieri a migliaia ogni giorno provando sempre nuovi sistemi.
Gli ebrei venivano portati al campo da ogni punto dell’Europa occupata.
Ma soprattutto, per la prima volta, gli Alleati ricevevano informazioni sulla mole del massacro, nei rapporti di Witold si parla di almeno 2 milioni di persone uccise ad Auschwitz nei tre anni in cui era rimasto li.
Il numero di morti era talmente alto che i comandi Alleati lo considerarono falso.
Pensare che qualcuno potesse ammazzare e bruciare così tanta gente era semplicemente assurdo e negarono nuovamente gli aiuti alla resistenza polacca.
Witold disperato continuò a cercare un modo per liberare il campo, nel 1944, quando l’Armata Rossa si stava aprendo la strada attraverso la Polonia, chiese aiuto ai Russi per attaccare il campo ma anche loro si mostrarono disinteressati.
La Fine della Guerra e il Dopoguerra
Witold continuò a operare nella guerra clandestina. Nell’agosto del 1944 è a Varsavia a combattere con gli insorti. Viene fatto prigioniero e finirà la guerra in un campo di prigionia.
Liberato nel 1945, alla conclusione del conflitto, Witold torna in Polonia, ora sotto il giogo sovietico. Passa di nuovo alla clandestinità e inizia a mandare rapporti sulle crudeltà dell’occupazione sovietica.
Nel 1946 il governo polacco in esilio getta la spugna e richiama i suoi ma Witold si rifiuta di abbandonare la sua terra. Continua a mandare rapporti e prove delle atrocità sovietiche, a mostrare al mondo il volto oscuro del comunismo.
Sul finire del 1946 viene avvisato che la sua copertura è saltata e gli viene offerto nuovamente di espatriare ma lui rifiuta nuovamente.
Nella primavera 1947 incontra per l’ultima volta la sua famiglia, presagendo che la sua carriera di oppositore è ormai agli sgoccioli.
Il 5 maggio del 1947 il Ministero per la Pubblica Sicurezza lo arresta.
Witold viene torturato per giorni ma si rifiuta di dare qualsiasi informazione sui suoi compagni. Viene processato e riconosciuto colpevole di svariati crimini tra cui spionaggio per conto di nazioni imperialiste.
Nella sua ultima conversazione con la moglie le dice
I cannot live. They killed me. Because Oswięcim compared with them was just a trifle.
Il 25 maggio 1948 viene giustiziato nella prigione di Mokotow, le sue ultime parole sono “Long live free Poland”.
Il suo corpo viene sepolto in una tomba senza nome e non sarà mai più ritrovato.
Conclusioni
I rapporti di Witold sono stati, per buona parte della guerra, le informazioni più dettagliate esistenti sullo sterminio nazista.
Sono estremamente precisi e riportano scene di vita comune nel campo insieme a descrizioni di come veniva organizzata al resistenza e ai dettagli delle crudeltà naziste.
Per quanto i numeri siano difficili da quantificare la macchina da sterminio nazista uccise tra le 12 e le 17 milioni di persone all’interno del sistema di campi di concentramento di cui Auschwitz era quello principale.
Nonostante l’abnorme numero di morti, i tedeschi furono molto bravi a nascondere cosa stavano facendo e le informazioni che trapelavano agli Alleati erano molto fumose.
Le vere proporzioni dello sterminio furono scoperte solo alla fine della guerra.
Fu un complotto, di quelli veri.
Eppure ci furono uomini come Witold i quali rischiarono la loro vita per rendere noto al mondo ciò che stava succedendo, a costo di farsi rinchiudere volontariamente in un campo di concentramento.
Uomini coraggiosi la cui sete di giustizia li spinse a continuare per la loro strada, anche dopo la guerra, anche sotto un altro regime.
Io non sono in grado di fare una classifica tra le peggiori dittature della storia, ma non posso che ammirare le persone che hanno dato la loro vita nel tentativo di fermarne gli orrori.
E Witold rientra decisamente in questo novero.
The camp was like a huge mill, processign living people into ash (Witold Pilecki report)
- Witold Pilecki (wikipedia.org)
- Witold’s Report (wikipedia.org)
- The Man Who Volunteered for Auschwitz (theatlantic.com)
- E per i più golosi qui c’è il tutto il Witold’s Report, reso pubblico nel 2008