È dura, la vita del lupo solitario, e un orfano è il massimo del lupo solitario. Credetemi, essere orfani è terribile, una tragedia.
Prendete l’altro giorno, per esempio: stavo vicino ai cessi a dividere una sigaretta con uno di 4°, ed è piombata lì la Fabrizi come una furia.
Non lo sapete che è proibito fumare anche nei corridoi? Ma che razza di educazione vi hanno dato i vostri genit…?
Si è bloccata, ed è diventata rossa fino alle pieghe del collo. Alla fine nessuno ha più parlato di quella sigaretta.
Comunque, la cosa più devastante di essere un orfano è che non hai più una Mamma che ti ascolti, con cui confidarti e a cui rivelare tutti gli intimi turbamenti del tuo essere, eccetera eccetera.
Lo psicologo ha detto di puntare sulle amicizie, e io ho trovato molto conforto nella biondona tuttatette del secondo banco.
I maschi le stanno addosso peggio che i gabbiani nel film di quell’Inglese ciccione, ma quando arrivo io col mio sguardo perso e triste mi offre sempre una spalla su cui piangere.
Mia mamma adesso è un angelo in cielo, ma TU sei il mio angelo qui sulla Terra.
Quando me ne sono uscito con questa frase, non si è neanche accorta che la mia testa era scivolata dalla sua spalla alle sue tette.
Il mio tormento interiore continua anche in famiglia. Tipo, il compagno della zia dove abito adesso mi ha chiesto perché non avevo lavato la macchina come promesso.
Ok, avevo smanettato tutto il pomeriggio sulla play, ma avevo le lacrime agli occhi quando gli ho detto:
Era una cosa che facevo sempre con papà!
Alla fine, la macchina l’ha lavata lui sabato mattina.
In ogni modo, non era proprio una balla, quella della macchina. Solo che non la lavavo con mio padre, ma per mio padre. E falciavo il prato. E tosavo la siepe. Caricavo la lavastoviglie. Poi svuotavo la lavastoviglie. Poi ritiravo le posate: cucchiai, forchette e coltelli.
Era il mio modo di condividere, diceva lui.
Devi condividere questi momenti significativi della vita di famiglia, invece di stare sempre rintanato davanti al computer.
E nemmeno quella di mia mamma, era una balla. Lei mi ascoltava, mi ascoltava di sicuro. Diciamo che mi spiava. Ha perfino postato una foto di quando aveva 15 anni, per chiedere la mia amicizia.
E se per miracolo mi invitavano ad una festa, si presentava sul più bello a portarmi le vitamine che avevo scordato di prendere a cena. Inutile dire che la biondona del secondo banco non mi si filava manco di striscio, allora.
Alla fine, essere il figlio sfigato di due rompiballe galattici ha dato i suoi frutti. Tutte quelle sere senza un cane con cui uscire, le ho passate a vedermi la serie completa dei film dell’Inglese ciccione, un po’ di Dexter e a leggermi tutta la roba di quel Stephen King.
E quando ho deciso che ne sapevo abbastanza, beh, allora ho preso qualche provvedimento.
Come ho detto, la vita del lupo solitario è dura, molto dura.
Uno deve arrangiarsi come può.