Sebbene il testo della canzoncina evocata nel titolo possa ispirare simpatia, c’è da dire che la pirateria videoludica stia assumendo contorni così maturi da dover persino scomodare l’etica. Ed è di questo che voglio parlare con voi oggi.

Non parlerò della bontà o meno delle misure contro la pirateria e vorrei che non se ne sprecasse a riguardo il fiato neanche nei commenti. Il punto è il perché siamo arrivati a dover elaborare misure di questo tipo.

La questione che quindi pongo è la seguente: talvolta è giusto piratare?
Vedere gente lamentarsi del prezzo di prodotti che costano quanto una bevuta in una discoteca è onestamente inaccettabile.

Innanzitutto se potessi rispondere solo in bianco e nero direi NO. L’inserimento di qualche tono di grigio permette però di sfumare, ma senza raggiungere occhiolini o compromessi totalmente sbilanciati dalla parte del consumatore.

Guardiamoci negli occhi: i giocatori (troppo) spesso si lamentano a prescindere e dimostrano che, anche quando le condizioni di vendita di un prodotto sono più che oneste, piratano comunque.

Vedere gente lamentarsi del prezzo di prodotti che costano quanto una bevuta in una discoteca è onestamente inaccettabile.

Do what you want, ‘cause a pirate is free,
you are a pirate!
Yar har, fiddle di dee,
Being a pirate is alright to be,
Do what you want ‘cause a pirate is free,
you are a pirate!

Sebbene stia cercando di sviluppare un articolo che provi a comprendere anche il pirata più incallito, sarà forse per mia incapacità, ma non ho che insulti per chi, dotato di un reddito, scarichi qualsiasi cosa a prescindere.

Chiamerò questo il Pirata Omniscaricus.

L’Omniscaricus è sicuramente il peggiore dei pirati perché è totalmente privo di etica in questo campo.

L’Omniscaricus è sicuramente il peggiore dei pirati perché è totalmente privo di etica in questo campo. Lui fa man bassa di qualsiasi cosa.

Può essere l’ultimo titolo a 70€, come quel gioco a 0,89€ sull’App Store. 89 centesimi per un App!? Siamo matti? È troppo! Vai di torrent.

L’Omniscaricus solitamente non ha più di 16-17 anni e ancora non ha i mezzi per capire pienamente il proprio comportamento. È in parte giustificato da questo, ma non totalmente.

 

C’è poi il Pirata Rodotà!11!!1! (aka Pirata del Complotto).

Il Rodotà è una variante subdola dell’Omniscaricus, perché oltre a possedere quasi tutte le doti di quest’ultimo (ma una maggiore età), ha anche la faccia tosta di affermare che il suo comportamento sia perfettamente lecito.

È sostenuto dall’inconfutabile tesi che tutte le software house siano malvagie, finanziate dalla Bilderberg e che gli spetti di diritto poter scaricare qualsiasi cosa. Ed è proprio quest’ultima parte la più fastidiosa.

Il PR non mette in dubbio mai, neanche per un secondo, che questo presunto diritto di poter scaricare qualsiasi cosa… in realtà non stia scritto da nessuna parte. Il PR pensa che tutte le software house siano fatte da bot malvagi che hanno il compito di spillare soldi agli incauti acquirenti.

A lui non frega niente se magari stiamo parlando di piccole software house indie totalmente dipendenti dagli acquisti del loro prodotto. A lui non importa se il bene da acquistare costa 10€ ed è senza nessun tipo di protezione. Lui scarica “perché le software house sono malvagie”. Kim Dotcom, il mio dio!

 

Il Pirata Gentiluomo è invece una specie particolare di pirata. Scarica molta roba, ma ne acquista anche. Magari prova il gioco, o addirittura lo termina anche, e poi lo acquista e dona il suo obolo. Non è sicuramente questo il pirata che fa da ago della bilancia nei tracolli economici di qualche azienda e spesso il Pirata Gentiluomo si evolve nel Consumatore Attento, soprattutto quando diventa economicamente indipendente.

È difficile odiarlo, perché quasi tutti lo siamo stati. Eravamo giovani, pieni di banda da consumare e avevamo appena scoperto eMule. Mai avremmo comprato quella mole di Gb, ma abbiamo comunque in qualche modo rubato.

Ed è proprio sul rubare che voglio concludere la mia riflessione.

È verissimo che quando si pirata qualcosa non stiamo letteralmente rubando. È un mero fatto fisico. Scaricare un gioco non rende questo gioco meno disponibile per gli altri. È un mancato acquisto però? Sì e no.

La tesi che ogni download pirata sia da conteggiare come mancato acquisto è insostenibile, ma lo è anche quella che sostiene l’esatto contrario. Sono state pubblicate le più varie ricerche a riguardo e ognuna smentisce l’altra. Mi appello al vostro buonsenso.

Piratare un gioco è rubare.

Piratare un gioco è rubare. Non lo è in senso stretto, ma lo è. Cercare in qualche modo di smarcarsi da questo concetto non fa altro che rendere ridicolo chi ci prova.

Prima di scagliarvi con le armi, datemi ancora qualche minuto e lasciate che vi faccia un esempio. Dov’è che le tesi del pirata vanno a sbattere prepotentemente con la realtà? Sul mercato del PC. Mai come oggi il mercato indie sta facendo rifiorire questa piattaforma e mai come oggi si può giocare a così tanto, con così poco.

Prendete l’Humble Indie Bundle o i suoi cloni. Con un’offerta libera potete accaparrarvi ore ed ore di gioco. Eppure, anche davanti ad un’affare del genere, c’è chi (e lo ammette vantandosene) porta a casa la posta con 0,01€. Un centesimo. Il valore in soldi di uncazzodiniente. Il fastidioso oggetto bronzeo che con un sorrisetto vi rifila la cassiera della Coop. E badate bene, neanche si può parlare di pirateria qua, perché l’offerta è realmente libera.

È però evidente che una certa parte di videogiocatori non è disposta a pagare niente. Uno zoccolo duro di impugnatori di gamepad non riesce a vedere oltre lo schermo. Non vede quelle persone che hanno sviluppato un gioco. Non vede le nottate, le bestemmie, le soddisfazioni di qualche ragazzo. Non vede niente. Per lui gli sviluppatori di software non esistono. Il codice si autocompila. Probabilmente scriverò un articolo che parla proprio di questo aspetto specifico.

Una regola universale da applicare in qualsiasi contesto per capire se un comportamento è corretto o meno è la seguente: se tutti si comportassero come me, cosa accadrebbe?

I pirati sono gli evasori del mondo videoludico, non giriamoci attorno.

Si prendono il bello di questo mercato, senza però dare nessun contributo. Usufruiscono dei frutti di un albero, finanziato con i soldi di altri. E sapete tutti di chi sto parlando.

Non parlo del tizio che si scarica la puntata di Game of Thrones, o di quello che ogni 5 giochi acquistati ne pirata uno “perché ho speso troppo”. Parlo dei pirati senza nessun tipo di etica, che sono rimasti ancora così bambini dentro da non capire che sviluppare videogiochi è un lavoro come un altro, solo molto pericoloso economicamente.

Le software house non sono tutte multinazionali malvagie e spesso i più grandi blocchi alla creatività possono, paradossalmente, essere economici. Si invocano nuovi giochi, nuovi paradigmi, nuove tecnologie e poi non si perde l’occasione per issare la bandiera del Jolly Roger.

Non si gioca con i giochi.

Firmato, uno sviluppatore di software.

 

 

P.S. Esiste la possibilità, ove non ci si possa permettere qualcosa, di non permettersi questo qualcosa.